Attualità - 18 giugno 2018, 15:48

Torino, troppi locali chiusi: parte la petizione online

Dalla pagina “Sos Torino”, un video che elenca i principali locali chiusi da tempo e che si rivolge direttamente al Comune, con tre richieste attraverso una petizione: “La repressione non è una soluzione”

Torino, troppi locali chiusi: parte la petizione online

Il Bunker rimasto chiuso per 105 giorni, il Cacao chiuso da 144 giorni (e con i recenti sviluppi), poi lo Chalet, il Cap 10100, l’Imbarchino e soprattutto il lato destro dei Murazzi del Po, chiuso da oltre 2000 giorni.

Sono solo alcune delle realtà elencate da un video, diffuso oggi dalla pagina Facebook “Sos Torino”, che risulta essere aperta da pochissimo, che chiama in causa direttamente l’amministrazione comunale promuovendo una petizione online.

“Fino al 2012 – si legge nel corposo testo che accompagna la pubblicazione del video – Torino ha rappresentato uno dei modelli più interessanti della rigenerazione culturale che passa attraverso i grandi eventi e un tessuto di iniziative culturali e di intrattenimento. […] Il comparto dell’intrattenimento si è aperto uno spazio importante nell’economia torinese e ha dato un impulso vitale alla sua crescita e alla sua capacità di aggregazione”.

Dopo aver descritto brevemente il processo di evoluzione della città, la pagina attacca: “Ora questo processo sembra essersi inceppato”. Si parla, quindi, della chiusura dei luoghi storici per l’aggregazione torinese, delle programmazioni saltate e dell’impossibilità di pianificare attività. “Il Comune – si legge – si concentra sulle ordinanze che vietano il consumo di alcolici per strada, polarizzando la discussione sull’annoso contrasto tra la movida e i residenti”.

Si parla, così, di attività imprenditoriali chiuse, soprattutto dopo l’entrata in vigore della Circolare Gabrielli, ma soprattutto della mancanza di una programmazione futura e della perdita di attrattività per le manifestazioni culturali.

Da qui l’affondo: “Inevitabile – prosegue il testo – che se diminuiscono drasticamente e simultaneamente gli spazi di aggregazione i giovani e meno giovani, non sapendo dove andare, si riversino nei quartieri della movida complicando ulteriormente il già difficile rapporto con i residenti. […] Inoltre depotenziare il settore significa un aumento degli abusivismi e riduzione d’indotto e posti di lavoro”.

Ma “Sos Torino” non si ferma qui ed elenca anche tre proposte, che compongono quindi la petizione diffusa online attraverso la piattaforma Change.org: un tavolo con tutti gli enti coinvolti per la messa a norma delle strutture in tempi rapidi; anticipare i bandi all’autunno e non “a un mese prima dell’apertura” dei locali da assegnare; contrastare la “mala movida” con misure ad hoc come la pulizia delle strade alle 3 del mattino o le sanzioni ai clienti.

Ma soprattutto si chiede che i controlli non vengano fatti dagli steward pagati dai locali, ma dalla Polizia. “L’amministrazione – conclude “Sos Torino” – non può obbligare, con sanzioni pesanti, il privato a sostituirsi a lei nella gestione dell’ordine pubblico”.

La petizione è stata appena lanciata ma il video ha già superato, nella prima ora dalla pubblicazione, le duemila visualizzazioni, con oltre 70 condivisioni. Mentre scriviamo, le firme corrono verso la quota 200, fissata come primo obiettivo della campagna.

Paolo Morelli

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