Acquisire l’intera parte commerciale del Salone del Libro, per lasciare l’organizzazione artistica a un comitato a partecipazione pubblica. È questa, in estrema sintesi, la proposta avanzata dai fornitori della Fondazione per il Libro, che ancora attendono qualcosa come 4 milioni di euro di mancati pagamenti, che risalgono fino al 2014. E questo riguarda solo i 24 fornitori che si sono riuniti in un coordinamento, ma i debiti, in realtà, sono di più.
A presentare questa proposta sono stati Silvio Viale, ceo di Eventi 3, Lorenzo Loreti, ad di P&P Italia, e Daniele Villa, ad di Gl Events. Soltanto queste tre realtà, messe insieme, vantano 3 milioni di euro di crediti, che su aziende che complessivamente contano 70 dipendenti – e 200 collaboratori per la manifestazione – pesano come un macigno. Mentre la questione legale prosegue, si attendono le decisioni di secondo liquidatore, che sta conteggiando debiti e crediti della ormai defunta Fondazione per il Libro. Ci sono sì i fornitori e i dipendenti da pagare, ma anche tanti contributi da riscuotere. Lo scopo del liquidatore sarà quello di quantificare tutto per capire quale sia, realmente, il buco economico. La speranza è che faccia in fretta.
Da qui l’idea. “Solo aspettando – ha commentato Silvio Viale – non otterremo mai il 100% di quello che ci spetta”. Una volta che si avrà il dato definitivo del buco, quindi, i fornitori costruiranno un business plan per gestire la parte commerciale del Salone del Libro e troveranno un finanziatore. Si costituirà, così, una “Società benefit” sul modello del Salone del Gusto, che si offrirà di acquisire tutti gli asset della vecchia Fondazione. Se l’operazione andrà in porto si creerà poi un comitato, dentro al quale entreranno gli enti pubblici, gli editori, i librai e chiunque vorrà occuparsene, affinché si metta in piedi la parte artistica, ma con i conti a posto. Per finanziare l’operazione, i fornitori si rivolgeranno alle fondazioni bancarie (e in città non sono moltissime), ma anche direttamente alle banche.
“Con queste situazioni nebulose – ha aggiunto Silvio Viale – ogni anno si parte in ritardo e iniziano a risentirne il pubblico e gli espositori”. Il riferimento è anche alla mossa del Comune di Torino, che stamani ha annunciato l’intenzione di sfilarsi dalla macchina organizzativa del Salone, garantendo però i contributi. “Vogliamo proporci come una nuova realtà – ha spiegato Daniele Villa – e oltre a recuperare i soldi potremo così recuperare la progettualità che manca al Salone, mettendone in sicurezza la crescita futura”. Certezze economiche, insomma, che consentano di lavorare per tempo, progettare gli spazi, immaginare soluzioni alternative e migliorare i servizi.
I fornitori, però, garantiscono che non sarebbe una privatizzazione, ma una garanzia di crescita e radicamento sul territorio. “Si può fare solo qui – ha precisato Lorenzo Loreti – per questo ci proponiamo di gestire la parte commerciale, noi lo sappiamo fare. Il Salone ha senso a Torino”. Non si potrebbe, certo, prescindere dai contributi pubblici e bancari (“Il Salone da solo non sta in piedi” ha detto Daniele Villa), ma si tratta senza dubbio di una operazione per smuovere le acque in un periodo che, viste le polemiche politiche degli ultimi tempi, rischia di portare a un nuovo e tragico stallo. “Quest’anno è andata bene – ha concluso Silvio Viale – ma di questo passo ci si potrebbe fare molto male”. Perché se l’andazzo è questo, il “giocattolo” potrebbe rompersi sul serio.