Il Comune di Torino si sfila dal Salone del Libro. Se inizialmente la Città avrebbe dovuto avere un ruolo organizzativo all'interno della Fondazione della Cultura, dopo le polemiche emerse in consiglio regionale da una parte del Pd che sosteneva che alla Regione sarebbe toccato solo un ruolo da "bancomat", è il Comune a fare un passo indietro.
Dopo l'edizione 2018 del Salone del Libro da record per presenze e numeri registrati, come spiega l'assessore alla cultura Francesca Leon, "la Città di Torino e la Regione Piemonte si erano accordati nell'intenzione di adottare un nuovo modello organizzativo che prevedeva la ricerca di un partner industriale come gestore di tutto l’aspetto commerciale del Salone del libro e l’utilizzo della Fondazione per la Cultura per tutti gli aspetti di programmazione culturale".
Una soluzione che appunto aveva dato il via ad un'opposizione in consiglio regionale da parte del Pd, che ha accusato il Comune di Torino di voler “mettere le mani sul Salone del Libro”.
"Atteso che l’unico interesse che determina l’azione della Città di Torino", spiega la Leon, "è quello pubblico e che essa non ha alcun motivo per alimentare polemiche politiche che possano nuocere ad una delle più importanti iniziative culturali che si svolgono nella nostra città, pare coerente fare un passo indietro lasciando a Regione Piemonte ed ai suoi enti strumentali la predisposizione del Salone 2019, confermando nuovamente la contribuzione della Città, nella speranza di far terminare sterili polemiche politiche, cui non siamo avvezzi e che potrebbero danneggiare la città, i cittadini e il Salone del Libro”.