Era nell'aria. Anzi, era una certezza. Ma adesso è realtà. Siamo infatti entrati nell'ultima settimana di produzione della Mito a Mirafiori. Un modello ormai "storico", per la Carrozzeria dell'azienda automobilistica, che ha però concluso - nei piani dell'ad di Fca Sergio Marchionne - il proprio ciclo.
Si tratta, in epoca di alto di gamma e di suv, di uno degli ultimi esemplari delle cosiddette "compatte", che - così come la Fiat Punto a Melfi - è a un passo dall'uscita di produzione. Ma anche se tutto ciò era noto e inserito nel nuovo piano industriale, qualche timore tra i sindacati si sta facendo comunque strada. "Le circa 500 persone che lavorano alla Mito - si legge in una nota diffusa dalla Fiom-Cgil - saranno interessati, come soluzione alternativa ai licenziamenti, al trasferimento verso lo stabilimento Maserati di Grugliasco. Trasferimento che li vedrà condividere con i lavoratori già presenti a Grugliasco i contratti di solidarietà con la previsione di lavorare in percentuale molto poco ogni mese".
"Al momento è questo l’ammortizzatore utilizzato ma non è escluso, come per Pomigliano, il passaggio nel futuro prossimo alla cassa integrazione straordinaria. Spostati quindi perché a Mirafiori non sono più disponibili ammortizzatori sociali e a Grugliasco sì".
E fin qui, in effetti, si ferma il territorio delle cose note. Oltre, si va per immaginazione, almeno per il momento. "Rimane la totale incertezza su quello che accadrà: la linea della Alfa Romeo Mito sarà utilizzata per nuove produzioni? Oppure a Torino resterà solo una linea di produzione (quella del Maserati Levante) a Mirafiori e una linea di produzione (quella della Maserati Ghibli e Quattroporte) a Grugliasco, con tutto quello che significa dal punto di vista industriale e occupazionale sul territorio? A parte le uscite, più o meno accompagnate, per i pensionamenti cosa accadrà quando anche a Grugliasco si esauriranno gli ammortizzatori sociali? Ad oggi a queste domande non si conosce risposta", dicono i sindacalisti della sigla metalmeccanica di Fiom.
"Non è accettabile che a distanza di oltre un mese dalla presentazione del piano Fca, non se ne conoscano i contenuti per i vari stabilimenti, a cominciare da Torino - fa notare Federico Bellono, segretario provinciale della Fiom-Cgil -. Tanto è stato il clamore che ha circondato l'evento di Balocco quanto il silenzio successivo, e l'indifferenza delle istituzioni a tutti i livelli".
"Possibile che il Governo non abbia niente da dire e soprattutto da chiedere a Fca? - aggiunge Ugo Bolognesi, responsabile di Mirafiori per la Fiom-Cgil torinese -. Cambiano i Governi ma non cambia l'atteggiamento di chi dà una cambiale in bianco ad un'azienda che in tutti gli stabilimenti italiani che producono auto, salvo Cassino, utilizza contratti di solidarietà o cassa integrazione straordinaria".
Intanto, passato il fine settimana, l'attenzione sul fronte FCA (specialmente quello sindacale) rimarrà piuttosto alta, visto che lunedì e martedì si terrà a Torino il CAE (Comitato aziendale europeo), organismo di rappresentanza dei lavoratori europei di Fiat-Chrysler. E l'11 e 12 luglio sarà la volta dell'ILO, il network mondiale dei sindacati degli stabilimenti FCA e CNH Industrial. Inevitabilmente sul tavolo ci sarà quanto detto e presentato a Balocco proprio da Marchionne. "Uno strumento di confronto e informazione tra azienda e sindacati previsto dalla normativa comunitaria: sarebbe lecito aspettarsi un aggiornamento rispetto all'Investor Day. Ma sarà davvero così?», dicono ancora da Fiom.
Sul tema si pronuncia anche Ferdinando Uliano, segretario nazionale della Fim: "Come italiani, pensiamo che sia molto importante che si acceleri sugli investimenti".