Una frenata secca. Anzi, per restare in tema, una vera e propria inchiodata. Ecco cosa ha zavorrato, nei primi sei mesi dell'anno, l'export del Piemonte. Di solito locomotiva instancabile della nostra economia regionale, questa volta il dato che riassume le vendite verso l'estero sembra zoppicare: "solo" +1% rispetto alla prima metà dell'anno scorso.
Pur trattandosi di una crescita, eravamo abituati a ben altro. Lo dicono i dati di Unioncamere Piemonte, che quantificano in 24,3 miliardi di euro il valore delle merci spedite oltre confine. Una performance decisamente meno vivace rispetto al +3,7% nazionale. E ancora peggio vanno le cose se ci confrontiamo con il Nord-Est, cresciuto di quasi il 6%.
Finiamo dietro la lavagna anche nel confronto con le altre regioni esportatrici, nostre storiche "rivali": la Lombardia ha incrementato le esportazioni del 6,1%, il Veneto si attestato su una crescita del 3,3% delle vendite oltre confine e l’Emilia Romagna ha realizzato un incremento delle esportazioni del 5,9%.
Ma perché si parla di inchiodata? Perché tra tutti i settori, quello che ha fornito l'apporto peggiore è stato proprio quello dei mezzi di trasporto. L'unico a regalare un segno "meno" mentre tutti gli altri sono migliorati.
In particolare questo comparto, che "pesa" per un quarto delle esportazioni regionali, aveva subito una battuta d’arresto già nel I trimestre dell’anno, confermata anche dal risultato complessivo del I semestre 2018 (-8,7%). Le flessioni più consistenti hanno riguardato l’export di autoveicoli (-18,8%), del ferrotranviario (-45,9%) e della nautica (-10%).
“I dati di questo primo semestre 2018 rappresentano un importante campanello d’allarme per l’economia. Sia italiana che piemontese - commenta Ferruccio Dardanello, presidente di Unioncamere Piemonte - La forte flessione dell’export riferita al settore dell’auto deve farci riflettere sul ruolo strategico di questo settore all’interno della nostra bilancia commerciale e, di conseguenza, sulle politiche da adottare a livello istituzionale".
La meccanica, secondo comparto delle esportazioni regionali, ha evidenziato invece uno sviluppo delle vendite oltre confine del 2,8%. L’alimentare, terzo settore con un peso di poco inferiore al 10%, ha realizzate una crescita importante rispetto allo stesso periodo del 2017 (+9,3%). Una dinamica vivace ha caratterizzato la filiera della gomma plastica (+7,4%) e quella dei metalli (+5,6%). In crescita anche il comparto del tessile abbigliamento (+3,7%).
Un altro elemento interessante riguarda i nostri "clienti". Infatti, per quanto riguarda i mercati di sbocco, nel I semestre 2018 il bacino dell’Ue-28 ha attratto il 59% dell’export regionale, quota lievemente superiore rispetto a quella del I semestre 2017 (58,3%). Si è invece leggermente ridotto il peso esercitato sul totale delle esportazioni regionali dai paesi Extra Ue-28 (41%). E se in Europa l'andamento è stato variegato, ma sostanzialmente stabile tra i vari Paesi (addirittura il Regno Unito ci regala un +5,3%, Brexit o non Brexit), chi è venuta a mancare è stata la Cina.
Le merci spedite verso Oriente, infatti, hanno mostrato un calo vertiginoso rispetto all'anno scorso. Un -16,4% legato proprio ai mezzi di trasporto e che trova conferme anche in Giappone (-12,8%), Corea del Sud (-5,8%) e Hong Kong (-9%). Male anche i commerci con la Turchia (-12,8%). Sull'altro piatto della bilancia pesano invece le performance confortanti nei confronti di Usa (+8%), Svizzera (+1,8%) e Brasile (+37,4%).
Ancora i mezzi di trasporto penalizzano il territorio di Torino (-11,6%), mentre Cuneo fa da contraltare con un +5,8%. Da sottolineare in rosso il risutato della provincia di Asti, con un +96,6%, che però pesa solo per il 7,3% in Piemonte.