"La Regione Piemonte ha gli strumenti necessari a controllare l'attività prescrittiva delle strutture pubbliche e private, oltre ad avere tutto l'interesse a evitarne l'inappropriatezza. Lo scopo del nostro provvedimento è unicamente quello di agevolare i percorsi di cura dei pazienti, semplificando le procedure e riducendo i passaggi necessari a ottenere l'erogazione delle prestazioni".
Lo ha precisato questa mattina l'assessore regionale alla Sanità Antonio Saitta, nel corso dell'informativa alla IV commissione del Consiglio regionale sulla delibera che ha esteso ai medici specialisti delle strutture private accreditate la possibilità di prescrivere visite, esami e farmaci ai pazienti del servizio sanitario piemontese attraverso la ricetta dematerializzata, e che è stata oggetto di ricorso presso il Tar Piemonte.
"Il Tar ha sospeso la delibera ma non è entrato nel merito - ha aggiunto l'assessore -. La Giunta aspetterà la decisione del tribunale amministrativo prima di prendere qualsiasi provvedimento".
L’estensione della facoltà di prescrizione a tutti gli specialisti, un atto che è già stato adottato da altre regioni come Lombardia e Sicilia, intende consentire ai pazienti di evitare il ritorno dal proprio medico di famiglia per ottenere una nuova prescrizione, nel caso siano necessari ulteriori visite o approfondimenti diagnostici.
L’operazione è possibile grazie all'utilizzo della ricetta dematerializzata, che permette di monitorare le prescrizioni e tenere sotto controllo i tetti di spesa, e alla prossima introduzione del Cup unico regionale, nel cui sistema di prenotazione verranno inserite tutte le prestazioni e tutte le agende delle strutture pubbliche e del privato accreditato.
“Nonostante il Tar, lo scorso 13 settembre, abbia sospeso la delibera con cui la Giunta regionale concedeva la possibilità ai medici del privato accreditato di poter prescrivere visite ed esami con la ricetta elettronica, Saitta si ostina a non voler cambiare il provvedimento dello scorso giugno, in attesa della sentenza del 5 dicembre": lo afferma la consigliera del Movimento Libero Indipendente, Stefania Batzella, che oggi in Commissione Sanità ha espresso le sue perplessità sulla decisione della Giunta, annunciata dallo stesso Saitta.
"E’ chiaro che la Regione sta prendendo tempo e si ostina a voler favorire la sanità privata accreditata, scegliendo di depotenziare la propria funzione di controllo della spesa pubblica. E questo è davvero inaccettabile”.
“Sono contraria a questa delibera (la numero 40 del 22 giugno) fin dall’inizio – prosegue Batzella – e sono francamente sorpresa dalla testardaggine con cui la Giunta non intende fare un passo indietro, nemmeno di fronte ai dubbi del Tribunale amministrativo regionale. Il privato accreditato, legittimato dalla normativa nazionale, ha l’obiettivo del profitto e in questo modo non facciamo che favorirlo”.
“Questa delibera - aggiunge la consigliera – è l’ennesimo flop della Giunta che non ha tenuto conto delle preoccupazioni denunciate dai sindacati dei medici del Piemonte, Smi e Anaao Assomed, i quali hanno presentato il ricorso al Tar. Il timore è che con questa delibera ci sia un aumento del numero delle prescrizioni e conseguentemente delle prestazioni a favore della struttura privata accreditata con il rischio di inappropriatezza e un aumento della spesa pubblica”.
“A sorprendermi ancora di più – prosegue Batzella – sono state le parole del neo direttore dell’assessorato alla Sanità, Danilo Bono. Di fronte alle mie perplessità sulla difficoltà di controllo della spesa pubblica da parte della Regione con l’applicazione della delibera, mi è stato risposto che ‘non dovrebbero esserci problemi’. Non dovrebbero? Servono certezze, non ipotesi”.
“Mi auguro davvero - conclude Batzella – che il Tar bocci la delibera e si apra così un serio tavolo di confronto tra la Regione e i professionisti che ogni giorno, seppur tra mille difficoltà, lavorano per la tenuta e il buon funzionamento del servizio sanitario pubblico che si trova da anni in carenza di personale”.
"Sempre più spesso operatori sanitari, associazioni di categoria, cittadini e volontari si rivolgono al TAR per ottenere giustizia. Quanti ricorsi sono stati presentati nel corso delle ultime legislature regionali? Sicuramente troppi, e la Giunta Chiamparino segna il record. E' la fotografia plastica della distanza tra chi governa ed il paese reale": queste le dure parole di accusa da parte di Davide Bono (M5S).
"Emblematico il caso della DGR 40/2018 impugnata presso il Tribunale amministrativo da autorevoli sindacati medici (SMI e ANAAO) in quanto consentirebbe a medici di strutture private convenzionate di prescrivere visite, esami e farmaci. La norma nazionale definisce chiaramente che i ricettari possono essere rilasciati solo ai medici dipendenti del pubblico e ai convenzionati e non ai medici delle strutture private benché convenzionate con il Servizio Sanitario Nazionale. Le norme nazionali definiscono le strutture private convenzionate come meri "erogatori", “strumento complementare succedaneo” della sanità pubblica e quindi al privato bisogna ricorrere quando il servizio pubblico è carente in alcuni settori".
"I privati, legittimamente, mirano al profitto e seppur con un tetto di spesa sancito dalla Regione l'inappropriatezza prescrittiva, se non filtrata dai medici del territorio, sarà una possibile conseguenza con uno scivolamento verso esami più remunerativi e meno complicati. Il Medico di Medicina Generale invece viene pagato sul numero di pazienti e non sul numero delle prescrizioni e non può fare profitto. Con la DGR di Saitta e Chiamparino l'erogatore privato diventa prescrittore di se stesso. Addirittura potranno prescrivere farmaci sul ricettario, cosa impedita ai medici dipendenti del Servizio Sanitario Nazionale con conseguente rischio esplosione della spesa farmaceutica".
"Infine la tesi che la delibera andrebbe incontro al cittadino, facilitato a non correre da un medico all'altro per prescrizioni è una scusa e nasconde possibili rischi enormi per la tenuta del SSN: non si deve bypassare la medicina territoriale cancellando il suo ruolo di figura fiduciaria dei cittadini, bensì potenziarla e migliorarla, rendendola finalmente attore centrale del SSN tramite la messa in funzione del Fascicolo Sanitario elettronico e verificando/remunerando il suo ruolo di reale promotore della salute dei cittadini e di controllore dell'appropriatezza dei percorsi di vita e degli inevitabili, occasionali, percorsi di cura".