Palavolley sì? Palavolley no? Questo è il problema! Mentre, da un lato, la politica sta ancora discutendo sull'opportunità di costruire la nuova casa della pallavolo cittadina su un'area verde abbandonata di Borgata Parella, dall'altro i comitati di cittadini si stanno schierando su posizioni ben precise, divisi tra l'opportunità di sfruttare un'iniziativa privata per riqualificare il quartiere e quella di preservare dalla cementificazione una fetta di territorio cittadino.
L'area in questione, precedentemente destinata all'industria, è situata tra Corso Francia, Via Madonna delle Salette, Via Sostegno e Via Franzoj e attualmente ricoperta da un prato incolto.
Ad illustrare, nel dettaglio, come sarà il nuovo palazzetto è il presidente del Volley Parella (protagonista nella Serie B Maschile e B1 Femminile, ndr) Gianluca Facchini, principale promotore della sua realizzazione: “Non si tratterà di un vero e proprio palasport - dichiara – ma di un impianto polivalente da 2000 posti, con quattro campi da gioco in grado di ospitare le nostre 30 squadre e non solo: sono previsti, infatti, anche un centro di formazione con area hospitality, una palestra per il fitness e una caffetteria che contribuiranno alla sostenibilità dei costi di gestione, stimati in 200mila euro all'anno. L'investimento iniziale di circa 4 milioni di euro, totalmente coperto da credito sportivo, finanziatori privati e soci, sarà destinato anche alla costruzione di quattro campi da beach volley e una piscina ludica non olimpionica per una gestione continuativa lungo tutto il corso dell'anno”.
Nonostante le titubanze comunali, Facchini è deciso ad andare avanti: “Questa palestra – conclude - rappresenta il sogno di una vita e mi auguro di vederlo presto realizzato, comprendo la necessità di mantenere il verde pubblico ma è pur vero che offriremmo un servizio alla Città e ai residenti del quartiere”.
Favorevole al progetto PalaVolley è Lorenzo Paparo del Comitato Parella Sud-Ovest, convinto che la sua costruzione darebbe uno scossone anche al degrado di una zona nevralgica ma periferica: “La superficie del nostro quartiere – spiega - è composta al 50% da aree e strutture non abitate o abbandonate, alcune private altre comunali. Queste caratteristiche particolari, unite all'elevato tasso di scorrimento dei grandi corsi, alla scarsa illuminazione e alla facilità di reperire luoghi appartati e nascosti favoriscono il proliferare di spaccio, prostituzione e tossicodipendenza.
Sinceramente, faccio fatica a capire la politica comunale di voler preservare un'area abbandonata, con la scusa del verde pubblico, quando dall'altra parte c'è un investimento privato che promuoverebbe lo sport per i giovani e si farebbe carico degli oneri di urbanizzazione. Seguendo questa logica si è totalmente disconnessi dal territorio, c'è il rischio che il quartiere viva una parabola discendente difficilmente arrestabile”.
Tra gli scettici troviamo il Coordinamento dei Comitati e delle Associazioni Ambientaliste per la Tutela e la Progettazione del Verde che, attraverso un comunicato firmato dai responsabili Franca Elise ed Emilio Soave, ha specificato la propria posizione: “In primo luogo – recita la nota – va richiamato l'impegno assunto dall'amministrazione attualmente in carica di non consumare suolo libero favorendo, piuttosto, il recupero dell'esistente. Inoltre, una proposta come questa non può portare ad un'assegnazione diretta senza una procedura di evidenza pubblica, nel rispetto delle norme e delle procedure; sarebbe una riproposizione, in peggio, della vicenda Zoom al Parco Michelotti”.
Le motivazioni dal Coordinamento includono, al loro interno, anche una contro-proposta sulla base della Legge 106: “Non abbiamo - concludono – obiezioni di principio contro l'opportunità di costruire nuovi impianti sportivi ma, trattandosi di un'area verde e prativa di proprietà comunale, chiediamo che venga fatta un'attenta valutazione e una ricognizione del territorio con l'obiettivo di trovare la collocazione ideale: in questa parte di città non mancano, infatti, aree dismesse con edifici abbandonati da poter riqualificare in un moderno impianto sportivo”.