Economia e lavoro - 29 ottobre 2018, 11:35

La Torino che vende si fa bella e punta sulle sue "vie della moda" per attirare il turismo dello shopping

I dati confermano che alcune strade stanno influenzando l'appeal della città, anche dal punto di vista immobiliare. Intanto il terzo trimestre 2018 si mostra stabile, ma con occupazione ai massimi da quattro anni

La Torino che vende si fa bella e punta sulle sue "vie della moda" per attirare il turismo dello shopping

Via Roma, piazza San Carlo, via Lagrange, via Po e via Garibaldi. Tra vecchie certezze e situazioni emergenti, Torino si riscopre bella, ricercata e soprattutto "alla moda".

Non è solo un modo di dire: le ultime ricerche di Federmoda dimostrano che pure sotto la Mole l'effetto delle "vie del retail" sta prendendo piede, dando impulso non solo agli affari, ma anche al mercato immobiliare. Anche in un settore che di per sè mostra più di qualche sofferenza (e i dati di natimortalità non promettono nulla di buono).

Un risultato interessante, soprattutto in un momento (storico oltre che stagionale) dove le incertezze superano le certezze. L'ultimo trimestre infatti mostra una certa stabilità (come da 3 trimestri a oggi), ma è l'occupazione a dare motivo di sorridere, visto che tocca i massimi da quattro anni a questa parte. E poi c'è il Natale alle porte, che di solito porta sempre buone notizie per i commercianti.

"Il clima di fiducia delle imprese, comunque stabile, vive con attesa l'arrivo del Natale - sottolinea Maria Luisa Coppa, presidente di Ascom Torino e provincia - ma non senza qualche ansia. Ci confortano i dati sull'occupazione e anche il miglioramento dei rapporti con il credito".

Tornando alle vie che si stanno trasformando in salotto per chi ama il bello e l'eleganza, le cosiddette "High Street", l'analisi di Federmoda e Fimaa mette sul piatto il ritratto di una Torino che piace e si piace. Tanto che, accanto alle presenze di marchi e negozi di moda, si muovono anche i costi di affitto, con canoni al metro quadro che vanno dai 400 euro di via Garibaldi ai 2000 di via Roma e via Lagrange. E i negozi sfitti hanno vita breve: bastano da uno a sei mesi a una nuova collocazione.

E sono soprattutto gli stranieri a dare voti alti. Basti pensare che sul tax free shopping (lo strumento che permette a chi arriva da fuori Italia per turismo di fare acquisti esentasse) si calcola un +17% sull'anno precedente, con uno scontrino medio da 900 euro, grazie soprattutto a carte di credito e pagamenti digitali.

E proprio nelle nuove tecnologie brilla l'altra faccia della medaglia dei negozi del settore moda: se il "turismo da shopping" riguarda il 40% dei punti vendita di Torino e provincia, addirittura il 37% è composto da visitatori stranieri. Ma per mantenere questo appeal è necessario compiere passi avanti nella digitalizzazione: il 12% si ritiene molto o abbastanza digitalizzato, mentre un'impresa su 10 intende investire nel settore nel corso del 2019. Il 42,7% ha un sito web e il 57,4% usa i social per comunicare con i clienti.

Insomma, se il settore della moda vuole rilanciarsi, ha bisogno di cambiare. Come collocazione (fisica e non) e come visione verso il futuro. "Il nostro Paese continua a essere considerata la capitale della moda anche all'estero - commenta Renato Borghi, presidente di Federmoda Italia - in un mercato comunque confuso dove l'offerta è sette volte superiore alla domanda e dove la globalizzazione è stata governata male. Anche la totale libertà di aperture e di orari non ha portato benefici, anzi. Lavoro ed economia non sono l'unica misura, ma anche la necessità dell'essere umano di avere altro al di là del fare affari".

E un'altra variabile è quella del digitale, "che pervade ogni aspetto della nostra vita, dunque è necessario che i nostri associati si dimostrino all'altezza, a cominciare dalle vetrine magari con touch screen e con la comunicazione sui social".

Massimiliano Sciullo

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