Dopo anni di diminuzione, aumenta il numero di stranieri presenti in Provincia di Torino. Al 31 dicembre erano complessivamente 220.403 unità - di cui 103.747 femmine e 116.656 maschi- pari al 9,71% della popolazione complessiva.
Rispetto al 2016 si registra un aumento di 1.369 persone nella Città Metropolitana, mentre nel capoluogo i numeri restano praticamente invariati. In totale in provincia erano 88.856, di cui 47.390 femmine e 39.467 maschi.
I comuni che registrano la percentuale più alta di stranieri sono Pragelato (27,6%), Colleretto Castelnuovo (24,5%), Claviere (18,2%), Chiesanuova (17%) e Pancalieri (16%). A Moncenisio, Massello, Ribordone, Val Prato e Soana non si registrano presenze di popolazione straniera.
A Torino nel 2017 gli immigrati erano 132.806 - 76 in più - su 884.733 abitanti: gli italiani segnano un - 4.264. La maggior parte proveniva dalla Romania, seguito da Marocco, Perù, Cina e Albania. Le circoscrizioni in cui si registra un maggiore numero di stranieri sono la 6,7,5 e 4. La fascia d'età più popolosa è quella fra i 35 e 39 anni, mentre i minori sono il 21,43% e gli anziani salgono al 3,3%.
L’assessora regionale all’Immigrazione, Monica Cerutti, è intervenuta questa mattina durante l’illustrazione a Torino Incontra dei dati dell’Osservatorio interistituzionale sugli stranieri: “Come dimostrano i dati dell’osservatorio, non siamo davanti a un’emergenza. I migranti non ci stanno invadendo. Piuttosto siamo preoccupati per l’impatto che il decreto Salvini potrà produrre a livello di sicurezza e perdita di posti di lavoro".
"Siamo soprattutto in apprensione per i minori stranieri non accompagnati, che sono i più fragili. Sappiamo già che i progetti di prima accoglienza, faticosamente avviati, verranno azzerati, anziché potenziati. Invece il bisogno di posti aumenta, anche considerando che molti minori vengono intercettati al confine con la Francia e trattenuti nel nostro Paese".
"Dobbiamo dirlo nel momento in cui si sta distruggendo il sistema di accoglienza Sprar. Quello piemontese è messo a dura prova. Non possiamo tacerlo”, conclude la Cerutti.