Economia e lavoro - 03 gennaio 2019, 10:57

Ammortizzatori sociali ancora in calo, in Piemonte, per chiudere il 2018. Ma Torino resta la provincia più cassintegrata

Da gennaio a novembre, la richiesta è scesa del 16,6% rispetto ai primi 11 mesi del 2017. Solo Cuneo e Verbania registrano aumenti nelle tutele

Ammortizzatori sociali ancora in calo, in Piemonte, per chiudere il 2018. Ma Torino resta la provincia più cassintegrata

In attesa dei dati complessivi sull'arco dell'anno, il 2018 nei suoi primi 11 mesi ha fatto registrare un calo di cassa integrazione in Piemonte del 16,6%. Lo rivela l'ultima indagine dell'ufficio studi della Uil, che quantifica le ore richieste da gennaio a novembre in 27.719.585. In aumento la cassa ordinaria del 3,7%, mentre crollano la straordinaria (-25,5%) e quella in deroga (-96,1%). A livello italiano, il calo è stato ancora più evidente, con un -38,1%.
La media mensile dei lavoratori della nostra regione tutelati è stata di 14.823, con un calo di 2.952 unità rispetto all’anno precedente. Cifre che confermano il Piemonte al secondo posto per ore richieste, preceduto solo dalla Lombardia.

A livello provinciale, soltanto due zone hanno mostrato aumenti, anche consistenti: Verbania +82,2% e Cuneo +59,4%. Tutte le altre si sono allineate alla tendenza regionale, come dimostrano Torino -10,6%, Alessandria -25%, Vercelli -46,5%, Asti -47,3%, Novara -59,4% e Biella -68,1%. Proprio Torino, con 16.910.928 ore richieste, mantiene anche nel 2018 lo scomodo primato di provincia più cassaintegrata d’Italia.

 “Nei primi undici mesi dell’anno la riduzione di ore di cassa integrazione in Piemonte è stata largamente inferiore al dato medio nazionale e ciò non è rassicurante per lo stato di salute dell’economia della nostra regione - commenta il segretario generale della Uil Piemonte, Gianni Cortese -. Progressivamente abbiamo visto assottigliarsi l’entità del calo annuale. Se aggiungiamo che la legge di bilancio appena approvata dal parlamento desta forti perplessità per l’esiguità degli investimenti pubblici e per il mancato alleggerimento della pressione fiscale per i lavoratori dipendenti e per i pensionati che, per di più, non avranno nemmeno il recupero pieno dell’inflazione, c’è da augurarsi che il nostro Paese non debba pagare a caro prezzo l’ennesima occasione mancata".

Massimiliano Sciullo

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