Attualità - 05 gennaio 2019, 14:03

Da Nosiglia a Papa Francesco: quando la parola cristiana si scontra con la società dell'Io

In questo periodo si rincorrono le esortazioni dei vertici della Chiesa ad atteggiamenti di accoglienza e solidarietà. Ma, nella realtà dei fatti, le cose vanno in modo molto diverso

Da Nosiglia a Papa Francesco: quando la parola cristiana si scontra con la società dell'Io

Risuonano forti e decise le parole dell’arcivescovo di Torino, Nosiglia, che in visita ai campi rom di Torino ha affermato “La famiglia di Nazareth ha dovuto trovare un riparo provvisorio in una grotta, per accogliere la nascita del Figlio di Dio, tra l’indifferenza generale degli abitanti della città. È quanto ancora oggi si ripete per tanti anche nei confronti delle fasce più deboli e meno protette della popolazione […]", come riportato su Torino Oggi pochi giorni fa.

Queste parole, rimandano la memoria spontaneamente a quanto affermato da Papa Francesco, nella prima udienza dell’anno nell’aula Paolo VI, in Vaticano. Le parole del Papa, hanno infatti avuto sul web molto consenso fra gli utenti, tanto che numerosi post riprendevano l’affermazione del Pontefice. "Le persone che vanno in chiesa, stanno lì tutti i giorni e poi vivono odiando gli altri e parlando male della gente sono uno scandalo: meglio vivere come un ateo anziché dare una contro-testimonianza dell'essere cristiani". 

Come non dare ragione a Papa Francesco, non tanto sulla questione essere cristiano o ateo, quanto invece, su un generale, diffuso sentimento di ipocrisia che nel tempo della globalizzazione si è ancora di più intensificato. La società dell’io, improntata al consumismo, che costantemente stimola la proliferazione di nuovi e continui desideri, rende l’animo insensibile a vicende umanitarie che richiederebbero un minimo di attenzione e di sana riflessione. Basta rivolgere l’attenzione al braccio di ferro tra gli Stati a causa della nave con a bordo migranti, per giorni in mare, perché gli Stati stessi non consentono il suo accesso nei rispettivi porti.

Risulta chiaro che occorre comunque fare riferimento a quelle che devono essere le misure di sicurezza per la società, ma una politica che, per accumulare consenso e per esasperare una continua ricerca di attenzione, scende a questi livelli, non è certamente ispirata al senso di umanità e di giustizia. Certo, sarebbe utile chiedersi che fine tocca fare al messaggio evangelico del Cristo, dinanzi a tali episodi, anche quando, nel Vangelo di Matteo, Gesù esclama: “Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi”.

Antonio Chiarella

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