Pinocchio è almeno due cose: lo sforzo di ammaestrare e di preparare i più piccoli alle difficoltà della vita, e di certo Carlo Collodi pensò a tutto questo quando cominciò a scrivere il suo immortale racconto. Ma ciò che resta al lettore è ciò che allo scrittore fiorentino è sfuggito di mano, ovvero la natura più autentica del burattino: la sua voglia di libertà, il suo desiderio di vivere il lato fantastico dell’infanzia, che si lascia incantare, e che crede nelle illusioni fino alla fine, sprofondando nella fantasia di un mare sconfinato. La vitalità di Pinocchio ha saltato con un balzo mode, convenzioni e moralismi, per questo il libro non invecchia mai e continua a essere tradotto in tutto il mondo, oggetto di svariate trasposizioni, tra cinema e teatro. Perché Pinocchio è simbolo di umanità. E quindi il Circolo dei lettori ha deciso di dedicargli una giornata intera, sabato 19 gennaio, con una ghiotta anticipazione lunedì 14, in cui uno scrittore per bambini, una filosofa, un critico letterario e un artista si passano il testimone per esplorare il carattere meraviglioso di quel burattino così simile a tutti noi, come una lettera scritta con la fantasia al nostro Carissimo Pinocchio.
L’anticipazione, lunedì 14 gennaio, ore 18, è con Bruno Tognolini, poeta e scrittore per bambini, autore per L’Albero Azzurro e La Melevisione. La sua è una strampalata lezione, per mettersi Alle calcagne di una creatura inafferrabile, come recita il sottotitolo, di Pinocchio ghiribizzo del mondo. Di sé, Tognolini racconta che da bambino gli piaceva leggere e costruirsi i giocattoli con legnetti, chiodini e spago. Ha cominciato a scrivere quando ha capito, da lettore, che le storie erano come quei giocattoli: poteva costruirsele da sé. E così è diventato autore per bambini, a quarant'anni, un po’ per caso, per raccontare storie alla figlia Angela, perché così poteva scrivere in rima. Ha vinto anche due Premi Andersen e ne è contento, però è sempre lì chino sui suoi legnetti e spaghi di parole, perché la storia e la poesia più bella, ne è convinto, la deve ancora costruire. A Pinocchio, Tognolini ha dedicato una filastrocca, in Manifesti (Panini, 2011), fa così: Cresci senza fermarti / Corri e cambierai forma / Torna, ma poi riparti / Parti, ma poi ritorna.
Sabato 19 gennaio, la Giornata nel Paese dei Balocchi comincia alle ore 11 con la lezione della filosofa Franca D’Agostini Le molteplici forme della menzogna, sulla necessità di mentire del burattino, che impara che cosa sia la verità solo dopo aver raccontato tantissime bugie. E le racconta anche per farsi accettare dagli altri, per non deluderli e soddisfare i loro desideri. Secondo Franca D’Agostini, infatti, si dice che la verità trionfa sempre, ma sappiamo bene che non è vero. È vero però che la verità ha un solo modo di essere tale, mentre, al contrario, la menzogna è suscettibile di un’infinità di combinazioni. Essa non è mai uguale a se stessa, straripa, trabocca, si moltiplica in centinaia di figure diverse, s'insinua, come appare sempre più evidente, in tutti i meccanismi della società. Disponibile nelle sue molteplici forme, anche le più insolite, la menzogna trova conferme continue della sua vastissima diffusione. Immaginando che nel mondo domini la menzogna, le insidie che assediano quotidianamente la verità - nel discorso pubblico, nella politica, nella capacità stessa di ragionare in modo onesto - emanano da essa con una forza che tende a scardinare le basi della convivenza civile. Franca D'Agostini, in questa lezione, orchestra un’analisi dei suoi meccanismi con lo strumento affilato e affidabile della logica, spiegando come si origina, in quali forme si presenta e come può essere riconosciuta.
Ma qual è il segreto del successo di Pinocchio? E perché il burattino nato dalle mani di Geppetto è diventato così popolare? Il pomeriggio continua con Piero Dorfles, alle ore 16, che risponde a queste domande a partire dal suo libro Le palline di zucchero della Fata Turchina (Garzanti) in cui il giornalista e critico letterario, da quarant’anni in RAI, analizza uno dei libri più famosi del mondo. È la lezione Uno studio critico tra letteratura e infanzia. Le avventure di Pinocchio sono oggetto, ogni anno, di nuove versioni teatrali, cinematografiche e a fumetti. I protagonisti – da Lucignolo al Grillo Parlante, da Mangiafoco al Gatto e la Volpe – sono entrati nell’immaginario collettivo a simboleggiare vizi e virtù del nostro paese. Riportandoci come per incanto a spasso tra il Paese dei Balocchi e l’osteria del Gambero rosso, Piero Dorfles si conferma straordinario critico e divulgatore. E ci dimostra come in fondo non possiamo fare a meno di questo burattino perché in lui ci riconosciamo, perché è il simbolo del nostro essere stati giovani, monelli e incoscienti. Noi lo amiamo così tanto perché rappresenta tutto quello che, diventati adulti, a lungo rimpiangiamo: l’essere liberi, senza senso del dovere né complessi di colpa. In altre parole, perché Pinocchio siamo noi, e rappresenta quello che siamo stati, quello che crescendo siamo diventati, e insieme le nostre aspirazioni più profonde per quello che saremo.
Infine, alle ore 18, l’ultimo appuntamento è Pinocchio secondo Nespolo, protagonisti l’artista in dialogo con scrittore Marco Belpoliti, a partire da Le avventure di Pinocchio (Giunti). Infatti, la storia di Pinocchio e quella dell’editore Giunti sono intrecciate fin dall’origine. Negli oltre 150 anni dalla prima edizione, la casa editrice ha pubblicato Le avventure di Pinocchio illustrate da grandi artisti e illustratori. Quello di cui parliamo al Circolo dei lettori è il Pinocchio di Ugo Nespolo, che condensa molti degli interessi di questo straordinario artista: dalla grafica pubblicitaria all’uso di tecniche e colori che richiamano la pop art.
A chiudere la giornata, quindi, un’esplorazione tra parole e immagini di una storia modernissima, che dimostra ancora una volta la vitalità della storia più rivoluzionaria del mondo.





