Economia e lavoro - 17 gennaio 2019, 07:22

Api Torino, dopo Tav, anche Fca: ormai è rotta di collisione con l'esecutivo. "Quanto male vuole questo governo al nostro territorio?"

Il presidente delle pmi Corrado Alberto: "Non bastava il decreto Dignità, il blocco delle infrastrutture e della Tav e la corsa dello spread. Ora l'ecotassa mette in forse investimenti di una delle aziende di riferimento"

Api Torino, dopo Tav, anche Fca: ormai è rotta di collisione con l'esecutivo. "Quanto male vuole questo governo al nostro territorio?"

“Ci chiediamo quanto il Governo voglia male a questo territorio e al Paese in generale”. Non esattamente un giro di parole. Ma basta questa implicita domanda per capire che, ormai, tra mondo produttivo torinese e il governo Conte è rotta di collisione.

A pronunciare questa frase, infatti, è Corrado Alberto, presidente di Api Torino e uno dei volti che più si è esposto nella questione Tav in questi ultimi mesi, con tanto di visita al cantiere dal lato francese. Questa volta, però, sul tavolo c'è la situazione FCA, con i soldi degli investimenti previsti, annunciati e poi congelati alla luce della nuova eco-tassa che l'esecutivo sta mettendo a punto.

Ed ecco che, l'attacco, si fa frontale. La critica, assoluta. “Dopo il Decreto Dignità, dopo il blocco delle infrastrutture e della TAV,  dopo aver riacceso la corsa dello spread, adesso l’ecotassa mette in forse i programmi di investimento di FCA, cioè di una delle aziende di riferimento per migliaia di imprese italiane e torinesi in particolare”, dice Alberto. Che precisa: “Siamo d’accordo sulla necessità di tutelare l’ambiente e di cambiare modello di sviluppo, ma un obiettivo di questo genere deve essere raggiunto con equilibrio e saggezza, non dando colpi alle imprese e quindi all’occupazione. La politica delle Istituzioni nazionali e di buona parte di quelle locali, mina invece alla base le condizioni minime di competitività per le imprese, mette in forse gli investimenti, blocca lo sviluppo e getta quindi un’ipoteca grave sul futuro”.

E se da un lato stupisce (fatti salvi i rapporti non sempre idilliaci con Confindustria, durante l'epoca Marchionne) che a difesa di Fiat-Chrysler si ponga un'associazione di categoria che, per mestiere, tutela le istanze delle piccole e medie imprese, di certo la situazione appare meno curiosa se si valutano le ricadute che FCA ha sul territorio e sull'indotto. “FCA – dice ancora Alberto -, è ancora parte importante di questo territorio e significa molto per migliaia di imprese e di lavoratori che costituiscono fra l’altro una delle parti più preziose della catena dell’automotive nazionale. Il rischio che tutto questo vada perso è semplicemente inaccettabile”.

Da tutto questo la proposta del Presidente delle pmi Torinesi: “Di fronte alla pervicace ostinazione di chi vede solo la decrescita (in)felice come orizzonte possibile, è forse arrivato il momento, anche per l’automotive, di fare fronte unico nei confronti di chi deve decidere e presentarsi uniti davanti a Governo e Istituzioni locali per chiedere un cambio di rotta prima che sia davvero troppo tardi. Da parte nostra siamo pronti a lavorare con il resto del sistema dell’automotive e con FCA in particolare, per mettere a punto una piattaforma da presentare ai decisori pubblici”.

Massimiliano Sciullo

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