Sono quasi due mesi di tempo. Di pazienza, ma anche si attesa e di difficoltà. Ammonta infatti a 53 giorni il tempo medio impiegato dall’Amministrazione Regionale del Piemonte per saldare i propri fornitori, posizionandosi al terzo posto dell’infausta classifica regionale in quanto a lentezza nel pagare le fatture, un dato che posiziona la nostra regione al di sopra della media nazionale (32 giorni).
Lo dice lo studio diffuso da Confartigianato Torino, che evidenzia come - sul fronte delle Città Metropolitane - i tempi più elevati sono per Reggio Calabria con 67 giorni, ma subito dopo ecco Torino, con 63. Le migliori condizioni a Milano e Firenze con 19 giorni e a Venezia con 11 giorni.
Per i Comuni di maggiore dimensione, sopra i 60 mila abitanti, tempi più elevati per Andria e Alessandria con 96 giorni; seguono Lamezia Terme con 74, Guidonia Montecelio con 73, Reggio Calabria e Sesto San Giovanni con 72, Salerno con 71, Quartu Sant’Elena con 70, Fiumicino con 69, Caltanissetta con 68, La Spezia e Casoria con 66, Asti con 63.
“Questi dati – sottolinea il presidente di Confartigianato Torino, Dino De Santis – sono particolarmente negativi, considerato che il Piemonte e Torino stanno pagando un duro prezzo alla crisi in atto. Già le nostre imprese sono ferme al palo e chiudono la saracinesca, in più si aggiunge che i ‘cattivi pagatori’ tengono in ostaggio gli imprenditori, costretti a chiedere prestiti in banca per finanziare la carenza di liquidità derivante dalle fatture non saldate, rappresentando uno dei principali ostacoli alla ripresa economica. Bisogna che il Governo intervenga perché i ritardi di pagamento sono un cappio al collo delle nostre imprese, soffocandone le capacità competitive e le opportunità di rilancio”.
I ritardi dei pagamenti hanno avuto pesanti conseguenze sul 40% circa degli artigiani e delle piccole aziende. Tra i settori più penalizzati vi è quello delle costruzioni.
“Le nostre imprese – sottolinea De Santis - hanno bisogno di certezze sul diritto a veder finalmente onorati i loro crediti. Una volta risolto definitivamente il problema dei debiti accumulati in questi anni, per evitare che il fenomeno si ripeta occorre finalmente adottare la compensazione diretta e universale tra i debiti e i crediti verso la PA”.
“La compensazione, prevista tra i criteri della legge delega di riforma fiscale – prosegue De Santis - rappresenta la strada più semplice per restituire risorse e serenità agli imprenditori. Confartigianato la indica da tempo. Si tratta di fare leva proprio sulla doppia veste dello Stato: esattore e pagatore, consentendo agli imprenditori la compensazione tra i crediti che vantano nei confronti della Pubblica amministrazione con le imposte e i contributi da pagare al Fisco”.
“Vorrei anche ricordare che – conclude De Santis - in assenza delle risorse dovute dalla P.A., il 10% dei piccoli imprenditori ha dovuto rinunciare ad effettuare investimenti per lo sviluppo dell’impresa”.
Intanto, la Direttiva Comunitaria sui pagamenti 2011/7/UE - recepita con il decreto legislativo 9 novembre 2012 n.192, impone infatti 30 giorni come termine ordinario di pagamento per tutti i settori della PA, derogabile non oltre i 60 giorni come per acquisti del Servizio sanitario nazionale.