Economia e lavoro - 14 febbraio 2019, 14:42

Cassa di laminazione lungo la Dora Riparia: il Consiglio regionale accoglie le richieste degli agricoltori

E continua il contrasto alle agromafie per salvare il Made in Piemonte dai reati alimentari

Cassa di laminazione lungo la Dora Riparia: il Consiglio regionale accoglie le richieste degli agricoltori

“Valutazione progettualità alternative alla realizzazione del bacino di laminazione della Dora Riparia nel Comuni di Caselette, Alpignano, Rosta e Rivoli”. Questo l’oggetto della mozione numero 1555 approvata dal Consiglio Regionale del Piemonte. Primo firmatario del documento il consigliere Pd Daniele Valle, cui si sono aggiunti altri 12 consiglieri di Palazzo Lascaris.

In premessa la mozione fa presente che “Il progetto di bacino di laminazione della Dora Riparia consiste in 300 ettari di superficie agricola da sempre coltivata da aziende agricole del territorio…”. La mozione impegna la Giunta regionale del Piemonte a elaborare opzioni di intervento alternative al progetto di cassa di laminazione sulla Dora Riparia su Caselette, Alpignano, Rosta e Rivoli…” e a “valutare attentamente ogni soluzione progettuale possibile, sia rispetto alla progettazione dell’opera, sia alla sua collocazione, sia rispetto a interventi alternativi, coinvolgendo nella concertazione tutti gli attori rappresentativi del territorio e degli interessi economici in gioco”.

Fabrizio Galliati, presidente di Coldiretti Torino, commenta positivamente l’approvazione del documento: «Gli agricoltori auspicano che, in tempi brevi, si tenga conto gli impegni presi con tale mozione. Infatti il documento raccoglie le perplessità degli agricoltori coinvolti dal progetto i cui terreni, di particolare pregio, in caso di laminazione delle acque della Dora Riparia, subirebbero danni tali da renderli non più coltivabili».

Sergio Barone, vice presidente di Coldiretti Torino, sulla vicenda, sottolinea «La buona collaborazione con i Comuni di Casellette, Alpignano e Rivoli e il Consorzio irriguo della bealera dei prati di Caselette. Con loro abbiamo fatto emergere le criticità di questo progetto, chiedendo una revisione, fatta propria dal Consiglio Regionale. In questi mesi, con gli amministratori locali e con il Consorzio irriguo abbiamo lavorato in sinergia per difendere il territorio da un progetto che rischia di avere un impatto devastante per 300 ettari di aree fertili della zona ovest di Torino. Coldiretti Torino ora auspica che su questa vicenda la Regione Piemonte concretizzi i pronunciamenti in difesa del suolo fertile, arrivando a modificare il progetto. Se si vuole difendere i terreni agricoli di pregio non ci sono alternative: occorre individuare progetti alternativi all’unica cassa di laminazione».

Fanno registrare un balzo del 59% nel 2018 le notizie di reato nel settore agroalimentare che si estendono ai principali comparti, dal biologico al vino, dall’olio all’ortofrutta, dalle conserve ai cereali. E’ quanto afferma Coldiretti sulla base dei risultati operativi degli oltre 54mila controlli effettuati dal Ispettorato Centrale Repressione Frodi (ICQRF) nel 2018, resi noti in occasione del sesto Rapporto Agromafie 2018 elaborato da Coldiretti, Eurispes e Osservatorio sulla criminalità nell’agroalimentare. I settori agroalimentari più colpiti da truffe e reati nel 2018 sono il vino con +75% nelle notizie di reato, la carne dove sono addirittura raddoppiate le frodi (+101%), le conserve con +78% e lo zucchero dove nell’arco di dodici mesi si è passati da zero e 36 episodi di frode. Dalla mozzarella sbiancata con la soda al pesce vecchio rinfrescato con un “lifting” al cafados, dalla carne dei macelli clandestini di animali rubati al pane cotto in forni con legna tossica, dalle nocciole turche prodotte con il lavoro dei minori al miele “tagliato” con sciroppo di riso o di mais, sono solo alcuni esempi di come la criminalità porti in tavola prodotti illegali, pericolosi o frutto dello sfruttamento dei lavoratori.

In Piemonte tra le produzioni maggiormente a rischio ci sono il vino, diversi infatti i casi di Barolo e Barbaresco falsificati o di wine kit per produrli con polveri, le nocciole, i tartufi, la carne ed il riso che arriva dalla Birmania frutto della persecuzione e del genocidio dei Rohingya.

“La filiera del cibo, dalla sua produzione al trasporto, dalla distribuzione alla vendita, ha tutte le caratteristiche necessarie per attirare l'interesse delle organizzazioni malavitose. Occorre vigilare sui cibi low cost dietro i quali spesso si nascondono ricette modificate, l’uso di ingredienti di minore qualità o metodi di produzione alternativi – spiegano Roberto Moncalvo presidente di Coldiretti Piemonte e Bruno Rivarossa Delegato Confederale - E’ necessario, quindi, controllare affinché tutti i prodotti che arrivano sulle nostre tavole, provenienti dall’interno o dall’estero dei confini nazionali, rispettino gli stessi criteri, garantendo che dietro agli alimenti in vendita sugli scaffali o serviti al ristorante, ci sia un percorso di qualità e legalità".

"Oltre ad applicare l’indicazione d’origine su tutti i prodotti e ad eliminare in Italia il segreto sui flussi commerciali per consentire interventi mirati in situazioni di emergenza, è urgente che venga approvata una nuova normativa sui reati agroalimentari che recepisca il lavoro svolto, e mai attenzionato dal Parlamento, nel 2015 dalla Commissione presieduta dal procuratore Giancarlo Caselli. Ben vengano, dunque, i controlli effettuati – concludono Moncalvo e Rivarossa - dalle forze dell’ordine grazie ai quali siamo in grado di far venire alla luce casi che in altri Paesi, dentro e fuori l’Ue, non verrebbero smascherati".

"I vari organi preposti per presidiare il territorio svolgono un ruolo anche a difesa della salute dei cittadini, dell’ambiente e del territorio stesso, oltre che del tessuto economico piemontese”.

comunicato stampa

TI RICORDI COSA È SUCCESSO L’ANNO SCORSO A GIUGNO?
Ascolta il podcast con le notizie da non dimenticare

Ascolta "Un anno di notizie da non dimenticare 2024" su Spreaker.
SU