Nuovo fronte di polemica, per la sindaca di Torino Chiara Appendino e la sua giunta. Un fronte che va ad aggiungersi ai tanti aperti in questi mesi (come i Giochi 2026, ferita non ancora rimarginata, ma anche il tema Tav) e in giorni più recenti (come il voto sul caso Diciotti e le ATP Finals di tennis). Si tratta della prospettiva legata alle "aree di crisi complesse", cui la città di Torino sembrava poter ambire - se così si può dire - ma rimasta al palo nelle ultime settimane.
A riaccendere i riflettori su questo tema è Claudio Chiarle, segretario provinciale di Fim-Cisl: “Ormai siamo a dire, non più settimane, ma nei mesi scorsi dal Comune di Torino partì l’idea di inserire Torino nelle “aree di crisi complesse”. Proposta sostenuta dalla FIM, dagli Industriali (con qualche perplessità), dalla Regione. Dov’è finito il dossier? il quale cassetto si sta impolverando?”.
In effetti, l'assenza di comunicazioni in merito e di eventuali passi avanti qualche perplessità l'ha sollevata da più parti. Fino a rinfocolare quei timori di nuova sconfitta ormai alimentati dalle recenti delusioni legate a Torino. “Siamo all’ennesimo smacco per Torino e il Piemonte - prosegue Chiarle - dopo tutti i No che questa Giunta ha accumulato e con l’aumento costante delle ore di cassa integrazione dei primi mesi del 2019, un calo della produzione industriale generalizzato, in una fase in cui, soprattutto l’indotto automotive FCA, deve riconvertire le sue capacità all’elettrico, avere lo strumento di “area complessa di crisi” è indispensabile, cruciale per mantenere intatto il potenziale dell’industria piemontese”.
E aggiunge, il segretario dei metalmeccanici Cisl torinesi, “Occorre riprendere con urgenza il dossier, occorre costruire una regia organica di azioni tra Istituzioni, Impresa e Sindacato e mondo della Scuola per definire una strategia industriale e
sociale di difesa e rilancio del nostro territorio sapendo che l’Industria rimane l’asse portante dell’economia piemontese e torinese”.