Attualità - 29 marzo 2019, 12:42

Studenti e Comunità ebraica in marcia per Artom: "Ci insegna l'essenzialità della parola contro gli slogan politici" (FOTO)

Ottava edizione della manifestazione in memoria del partigiano ebreo trucidato dai fascisti

Studenti e Comunità ebraica in marcia per Artom: "Ci insegna l'essenzialità della parola contro gli slogan politici" (FOTO)

È partita questa mattina alle ore 11 dal binario 17 di Porta Nuova l'ottava marcia in memoria di Emanuela Artom, il giovane partigiano ebreo trucidato dai nazisti il 7 aprile 1944.

La manifestazione è promossa dalle Comunità ebraiche di Torino, Vercelli e Casale Monferrato, Comune e Comunità di Sant'Egidio con il patrocinio del Comune di Torino e del Comitato Resistenze e Costituzione del Consiglio regionale del Piemonte. Quest'anno il tema centrale è il valore e l'uso delle parole di ieri e di oggi, traendo ispirazione dai diari scritti dal giovane martire della Resistenza prima di perire a causa delle torture.

Nato in una famiglia di intellettuali ebrei, Artom si laureò in Lettere a Milano, ma non poté mai insegnare a causa della sua mancata adesione al fascismo e alle leggi razziali del '38. Allo scoppio della guerra, si rifiutò di riparare in Svizzera, ma si iscrisse anzi al Partito d'Azione nel '43. Dopo l'armistizio dell'8 settembre, si arruolò tra i partigiani in Val Pellice e Val Germanasca, fino alla cattura durante un rastrellamento fascista.

Rinchiuso nelle carceri di Luserna San Giovanni, venne denunciato come ebreo da un fascista cui aveva salvato la vita. Trasferito quindi alle "Nuove" di Torino, morì a soli 29 anni per i gravi soprusi dei suoi aguzzini, senza tuttavia rivelare nessuna informazione sui compagni partigiani.

La marcia per Artom si è conclusa come di consueto alla sinagoga di piazzetta Primo Levi. Tra i presenti, la sindaca di Torino Chiara Appendino e il presidente del Consiglio regionale Nino Boeti.
Gli studenti della scuola secondaria di secondo grado "Emanuele Artom" hanno letto alcuni passi del diario accostandoli a un moderno "Manifesto della comunicazione non ostile", redatto in dieci punti: "le parole danno forma al pensiero, le parole hanno conseguenze", si legge nel decalogo.

Daniele Disegni, presidente della Comunità ebraica di Torino, ha dichiarato: "Quest'anno la marcia propone un tema capace di fornirci una guida autentica nella società attuale. L'esempio che arriva oggi da politica e social media non è certo tra i più incoraggianti. Emanuele si muoveva invece con rigore e serietà straordinari, nella sua attività di intellettuale. Guardava consapevole verso un futuro di ricostruzione dopo la dittatura, fornendo uno stimolo umano a quella condizione di disagio".

"Nonostante la sua fragilità fisica e il suo essere schivo acquisiva comunque autorità proprio grazie all'uso sapiente della parola. I suoi erano termini e pensieri ricchi di senso da usare nel dialogo, non corpi contundenti da scagliare contro i nemici".

Manuela Marascio

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