Attualità - 10 aprile 2019, 07:10

Movida, una "guerra tra poveri": anziani che vogliono dormire contro giovani che cercano divertimento

Ieri sera un'assemblea pubblica in corso Casale tra le Circoscrizione 1, 7, 8. Assente la giunta comunale. I residenti: "Abbiamo diritto di riposare", gli studenti: "Dateci nuovi spazi e interrogateci sui nostri reali bisogni"

Movida, una "guerra tra poveri": anziani che vogliono dormire contro giovani che cercano divertimento

La salute prima di tutto, si dice. E quindi sonno, riposo, quiete. Ma anche riorganizzazione degli spazi e attenzione alle politiche giovanili, consumo di alcol consapevole – magari non di bassissima qualità – e rispetto del decoro urbano. Cosa c’è e cosa manca, ad oggi, quando parliamo di movida? Se lo chiedono le Circoscrizione 1, 7 e 8, interessate tutto l’anno dal fenomeno, che ieri sera hanno convocato un’assemblea pubblica sul tema presso la Rsa “Carlo Alberto” di corso Casale 56. Un dibattito che ha visto una folta presenza di cittadini contro la totale assenza dell’amministrazione 5 Stelle – assessori e sindaca –, invitata a partecipare circa un mese fa. Pochissimi anche i veri protagonisti della vita notturna, i giovani, fatta eccezione per una sparuta rappresentanza di associazioni studentesche che hanno rivendicato un sacrosanto diritto al divertimento, minato, tuttavia, dalla chiusura massiccia di locali e dalla mancanza di dialogo politico sui reali bisogni delle nuove generazioni.

Perché, si sa, la perdita dei Murazzi e di diversi presidi al parco del Valentino da qualche anno ha riversato il “popolo della notte” in altre porzioni di città densamente abitate. E in primavera inoltrata, con l’estate sempre più vicina, la paura di una malamovida incontrollata torna a serpeggiare tra i residenti di San Salvario come quelli di Vanchiglia, passando per il Quadrilatero e piazza Vittorio. “In questo periodo ci tocca sperare nella pioggia ogni weekend pur di riuscire a dormire qualche ora”, ha detto Emanuela Chiarle, residente in via Baretti. “Prima c’era talmente silenzio che si poteva sentire lo stappo di una bottiglia dal bar sotto casa”, le ha fatto eco Giovanni Bergamini, abitante di via Matteo Pescatore, “ora non ci bastano neanche i doppi serramenti”.

È il rumore, infatti, la nota dolente non sopita. “Gli ultimi dati Arpa sull’inquinamento acustico – ha ricordato il presidente della Sette Luca Derimostrano un picco di 75 decibel in largo Saluzzo contro i 73 di piazza Santa Giulia. La città era chiamata a presentare già quattro mesi fa un piano di risanamento ambientale, ma ancora nulla è stato fatto”. Richieste di interventi concreti che finora sembrano rimaste inascoltate, mentre i cittadini impugnano diagnosi sanitarie e chiedono i danni al Comune, come nel caso di San Salvario, dove mesi fa è partita la causa per il mancato rispetto delle norme sull’inquinamento acustico da parte dei cosiddetti “Cittadini della movida”. “Accusiamo questo problema dal 2005”, ha chiarito Eliana Strona del comitato “Rispettando San Salvario”, “molti se ne sono ammalati. Diverse famiglie con bambini sono state persino costrette a trasferirsi”.

A un anno dalla modifica del regolamento sulla somministrazione di alcolici in vetro”, ha detto amaramente il presidente della Otto Davide Ricca, “aspettiamo ancora la convocazione di un tavolo di lavoro con l’assessore Sacco”. E proprio la voce dei commercianti ieri è mancata, mentre proliferavano speculazioni sul guadagno annuale dei locali notturni unite all’appello di chiusura anticipata (mezzanotte, hanno proposto alcuni, addirittura le 22 altri dalla prima fila). “È davvero sostenibile il fenomeno movida in aree storiche dalle vie così strette e congestionate?”, si è chiesto Riccardo Tassone di San Salvario. “Può essere un’opportunità economica, così come un danno se manca una regolamentazione precisa”, ha sostenuto Massimo Guerrini, presidente della Uno.

Non si tratta solo di ordine pubblico”, ha precisato ancora Ricca della Otto. “A San Salvario il problema più grosso resta lo spaccio di droga. E qui la chiusura anticipata dei locali non poterebbe a nulla. E per l’alcol, i ragazzi verrebbero lo stesso in largo Saluzzo con le birre portate da casa. Semplificare le problematiche non porta alla soluzione”.

E i giovani? Cosa vogliono veramente? “Quest’estate forse sarà ancora peggio della precedente”, ha detto Alberto Re, consigliere della Circoscrizione 1. “Speriamo nella riapertura dei Murazzi nel 2020, ma intanto cosa facciamo per i 150 mila studenti che vivono a Torino? Vogliamo essere una città universitaria, ma cosa offriamo ai ragazzi? In tanti, con la chiusura di locali, non escono nemmeno più, la sera. Le feste si fanno in casa. Servono strumenti nuovi per affrontare questioni vecchie”. Una via l'ha proposta Augusto Montaruli, presidente della commissione di quartiere di San Salvario: "Ridisegniamo il territorio. Orde di giovani si spostano dalle periferie verso il centro: lo spazio urbano va completamente ripensato". 

Nel frattempo i tre presidente circoscrizionali hanno ribadito l'impegno a chiedere al più presto un incontro con la sindaca, per riportare le lamentele sollevate e tentare di intraprendere insieme una strada comune. 

Manuela Marascio

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