Centro - 03 maggio 2019, 07:00

Quelli del 'Topino', che ci rallegrano le giornate

Ammettiamolo. Se non ci fossero, bisognerebbe crearli.

Quelli del 'Topino', che ci rallegrano le giornate

Tutti noi abbiamo avuto qualche parente brutto, degli amici sfigati a cui le donne davano perennemente buca, dei conoscenti con tatuaggi battuti male.
E anche degli amici del Toro.
Non come segno zodiacale, ma per appartenenza calcistica.
Si, proprio coloro che vestono in granata, spesso fuori moda, con maglia a coste larghe del ‘76, l’ultima sulla quale fu cucito il tricolore. Poi di bianco - rosso -verde, nemmeno l’ombra, solo più un colore tendente al tavernello con sopra sponsor diversi: elettrodomestici, riso, birra, caldaie, salumi e net banking, per citarne alcuni.
E alti e bassi, con presidenti portati in Parlamento dalla Curva e altri che hanno guidato la Società verso il fallimento. Come quello del 2005, da cui risorsero per diventare ‘Società Civile Campo Torino’ che con Urbano assurse il nuovo nome di ‘Torino Football Club’.
Un nome all’apparenza enfatico ma carico nella sostanza di ben poca gloria. Meno ancora quella conquistata sui campi cittadini.
Eppure basta poco per resuscitarli.
Lunedì scorso li riconoscevi tra mille, con riso sornione e godutina soffusa e discreta, pronti a elogiare, con pindariche descrizioni, una prova di forza contro un diavolo piegato e umiliato. Sembrava la disputa della partita di tutte le partite.
Se si avvicinava però ‘il gobbo’, eccoli dare vita al consueto, quanto improvvisato, piagnisteo, con autocommiserazione dei propri limiti, dietro cui si celava la macumba.
‘Non succede, ma se succede...’, ‘Siete più forti, avete Ronaldo’, ‘Ci surclassate, vedrai’.
Classiche enfatizzazioni da sala parto, speranzosi che venerdì sia per loro finalmente quello santo, con la venuta alla luce del granata nuovo.
Idealmente concepito nella notte del 26 aprile 2015, l’ultima positiva performance, dopo vent’anni di sogni e mai una gioia. Tra travasi di bile durati decenni e unghie rosicchiate all’inverosimile, anche di una mano intera.
Come quella aperta, dal pollice al mignolo, che servì, oltre che a salutare, a ricordare il risultato del dicembre 1995, con goleada  targata Vialli, Ferrara e Ravanelli.
Eppure quelli del ‘Topino’ ci rallegrano le giornate. Ammettiamolo. Se non ci fossero, bisognerebbe crearli.
Ma un consiglio. Seppure volete bene al vostro amico sfigato, al cugino brutto e all’amico del Toro, evitateli nel fine settimana.
Nel bene bene e nel male. Perché donne e buoi dei paesi tuoi, è detto da tenere bene a mente. Distante però dai Derby.

Beppe Franzo

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