Calcio - 14 maggio 2019, 08:58

Stile e collettivo, il calcio di Arrigo Sacchi al Salone del Libro di Torino

l leggendario ex allenatore del Milan e della Nazionale ha presentato la sua autobiografia "La coppa degli immortali", scritta a quattro mani con il giornalista Luigi Garlando

Stile e collettivo, il calcio di Arrigo Sacchi al Salone del Libro di Torino

Storia di un tecnico capace di arrivare dall'anonimato al tetto del mondo, ma anche di un uomo che non ha mai nascosto le difficoltà di un mondo pronto a a fagocitarti anche l'anima: tutto questo è "La coppa degli immortali", autobiografia del leggendario ex allenatore di Milan e Nazionale Arrigo Sacchi, presentata nella giornata conclusiva del Salone Internazionale del Libro di Torino

Sacchi, accompagnato dal coautore Luigi Garlando, ha svelato i segreti della squadra che ha monopolizzato il calcio a cavallo tra gli anni '80 e '90: "Da bambino - ha ricordato - impazzivo per il Real Madrid e per l'Ungheria di Puskas, il mio Milan si è ispirato a loro con l'idea di vincere e divertire in tutto il mondo. Senza un grande club alle spalle, comunque,  non avrei potuto fare nulla, Berlusconi mi chiese fin da subito di costruire la più grande squadra di tutte".

Non solo successi internazionali, ma anche una filosofia destinata a ispirare decine di allenatori: "Il calcio - ha aggiunto - si gioca prima con la testa che con i piedi perché il bel gioco aumenta l'autostima e la professionalità del collettivo fa il resto. Nel mio lavoro ho sempe cercato ossessivamente lo stile, non senza qualche problema: a un certo punto lo stress mi provocò addirittura una gastrite". Come ricordato da Garlando, uno degli aneddoti più interessanti riguarda i diari di bordo scritti, tra Milanello e i più importanti stadi del mondo, e inseriti nel libro.

In chiusura, Sacchi ha espresso il proprio pensiero sul calcio italiano di oggi, che l'ha visto protagonista di numerose discussioni nei salotti sportivi televisivi: "È difficile - ha concluso - parlare di squadra in un paese che non fa squadra. Affinché il calcio si evolva è necessario cambiare e in questo la Juventus deve essere un punto di riferimento".

Marco Berton

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