Collegamenti internazionali (sia in termini assoluti che in termini di infrastrutture), capacità di attrarre capitali e investitori stranieri, con una forte vocazione europeista e in grado di sostenere le attività produttive del territorio con risorse, credito, ma anche un sistema formativo adeguato e uno sanitario all'altezza.
Sono questi, in sintesi, i tratti dell'identikit che le piccole e medie imprese torinesi e piemontesi tracciano del Piemonte che verrà. E le riassumono in un documento - a firma Api Torino e Confapi - che idealmente si rivolge a tutti i candidati alla poltrona di governatore in vista delle Regionali del 26 maggio. Una "voce" che rappresenta, spiegano i responsabili, circa 3.500 aziende, che significano occupazione per 65mila famiglie e quindi per circa 162mila persone: una porzione importante e significativa della popolazione residente in Piemonte che, dopo anni di crisi, vuole adesso votare per chi dimostra di avere idee e strumenti in grado di tutelare concretamente i posti di lavoro e quindi prospettive ragionevolmente certe di futuro.
"Chi si candida a diventare Governatore del Piemonte deve non solo amministrare questa regione - recita il documento firmato dall'associazione che ha Corrado Alberto alla presidenza -, ma anche difendere e valorizzare questo territorio nei confronti dei territori limitrofi (Lombardia, Liguria), del governo centrale e dell’Europa nell’interesse di chi qui vi abita, lavora e produce".
Un vero e proprio manifesto, insomma. Che allinea tutti i temi cari a chi produce in aziende di dimensioni medie o ancora più ridotte. E non può mancare il tema della Torino-Lione, che ha visto proprio Alberto alla testa del coordinamento di sigle che nelle scorse settimane si è battuta per il tema Tav. "È essenziale creare le condizioni per collegare il nostro territorio in modo efficace ed efficiente non solo all’Italia, ma all’Europa e al mondo. Occorre continuare nella realizzazione della Nuova Linea Ferroviaria Torino-Lione intesa come parte essenziale del Corridoio Mediterraneo, come parte di una rete metropolitana europea oltre che necessario completamento del sistema infrastrutturale originato dalla presenza del Terzo Valico e del retroporto di Genova. Deve quindi essere proseguito, nei tempi e nei modi già approvati, l’attuale progetto che prevede la realizzazione di una stazione internazionale in valle di Susa e dello scalo merci ad Orbassano".
Ma Api Torino e Confapi si concentrano anche su "un sistema aeroportuale del Nord-Ovest che veda Torino collegata realmente all’hub di Malpensa, nell’ambito di una rete intermodale strada-ferro-aereo in grado di inserire il nostro territorio in un sistema efficiente di interscambio di persone e di merci; in questo ambito lo scalo di Caselle potrà trovare uno spazio specializzato destinato ad alcuni collegamenti/servizi più consoni per tipologia e frequenza". E ancora infrastrutture più leggere, come la fibra ottica: "garantendo la massima copertura nelle zone industriali, che possa essere funzionale alle esigenze produttive delle imprese sul territorio così come alla popolazione che vi abita".
Inoltre, il Piemonte che sognano le pmi non deve solo viaggiare in uscita, ma anche essere attrattivo in entrata. "Servono politiche di sviluppo delle condizioni di attrattività degli investimenti focalizzati su alcuni comparti produttivi patrimonio del nostro territorio". L'automotive, su tutti, ma anche alimentare e aerospazio, oltre a biomedicale, logistica, ambiente ed economia circolare. Senza dimenticare turismo e cultura.
Un altro argomento principe è quello legato al sostegno delle attività, a livello di risorse. E così le pmi piemontesi e torinesi concentrano le attenzioni sulla programmazione del POR 2021-2027. "Serve una seria politica industriale per la competitività del Piemonte che preveda anche un pacchetto di strumenti di intervento finanziariamente adeguato e metodologicamente corretto". Serve "un metodo di programmazione e di gestione degli interventi che abbia nella trasparenza, nella collegialità e nel coinvolgimento di tutta la filiera produttiva locale i suoi principi fondamentali e che assicuri quindi un controllo delle ricadute sul territorio derivanti dall’uso delle risorse pubbliche impegnate. Da questo punto di vista, l’esperienza pregressa dei “poli di innovazione” indica chiaramente gli errori che non possono più essere commessi".
Altre parole ricorrenti di questi tempi sono il credito e la definizione di Area di crisi complessa. "La scelta di indentificare il Torinese come una delle aree di crisi complessa è apprezzabile, ma deve tenere conto delle motivazioni per le quali è stata creata oltre che delle reali condizioni del territorio, è necessario quindi verificare i criteri di inclusione ed esclusione, tener conto della presenza di un tessuto di pmi e individuare progetti di intervento che possano diversificare le prospettive di sviluppo". Senza scordare la leva del credito, "per ridare ossigeno ad uno strumento di politica economica che da troppo tempo soffre di una pesante disattenzione da parte dell’Amministrazione Regionale".
E ancora scuola e formazione, come hanno ribadito nelle scorse ore gli Stati Generali dell'educational ospitati all'Unione Industriale di Torino, evidenziando ancora una forbice enorme tra percorsi formativi e necessità delle aziende. Ma pure un settore trasversale come quello socio-sanitario.
Infine, una vocazione davvero europeista del Piemonte. "La collocazione corretta del Piemonte nell’ambito dell’Europa deve essere un obiettivo comune a chi governerà questa regione per i prossimi anni e a chi in questo territorio verrà eletto al Parlamento Europeo. Non basta una “buona amministrazione”, occorre un’amministrazione che sappia valorizzare e difendere le istanze del Piemonte nei luoghi in cui le politiche europee prendono forma e concretezza".