Una "musealizzazione del presente a futura memoria": è questo lo spirito che dal 1992 anima l’attività dell’Archivio Scientifico e Tecnologico dell’Università di Torino, 3 mila metri quadri di storia all’interno dell’ex Manifattura Tabacchi. Un tesoro nascosto e ancora in gran parte inesplorato, che accoglie i più svariati reperti senza limiti temporali: molti pezzi di fine ‘700 e ‘800, ma soprattutto apparecchiature del secolo scorso che rischiano di cadere nella dimenticanza. Vi è così rappresentata tutta la storia delle ricerca scientifica moderna, con una cospicua sezione dedicata alla medicina e alla chirurgia.
Proprio da qui, qualche anno fa, è nata l’idea di dare forma a un vero e proprio Museo della Medicina di Torino, che potesse custodire in modo più uniforme e omogeneo un grande patrimonio in continuo divenire. Una proposta progettuale ripresa recentemente durante l’ultimo convegno del Ciso (Centro Italiano di Storia Sanitaria e Ospedaliera), nella sede dell’Archivio Storico della Compagnia di San Paolo. Chiuso al pubblico da circa tre anni per problemi di sicurezza, l’ASTUT è l’unico ente deputato alla conservazione e valorizzazione dell’immenso patrimonio di strumentazioni per la ricerca dell’ateneo. Ma, in vista della futura riqualificazione dell’edificio di corso Regio Parco, che diventerà una “cittadella” della salute, è ora costretto a trovare una nuova casa.
“Nei nostri spazi espositivi – spiega il direttore scientifico Marco Galloni – abbiamo già aree riservate alla radiologia e all’odontoiatria, oltre alla ricostruzione della sala operatoria cardiochirurgica di Achille Mario Dogliotti. Medicina e chirurgia sono quindi ampiamente rappresentate, per questo vorremmo trovare una collocazione museale appropriata”.
Spicca, tra i tanti cimeli conservati, il laboratorio nato nel 1917 per la selezione psico-fisiologica degli aspiranti piloti della nascente aviazione militare, in piena prima guerra mondiale. Ed è nota la collaborazione pluriennale con Piero Angela, che ha utilizzato diverse apparecchiature dell’archivio per alcune puntate del suo “Superquark”.
Da sempre, inoltre, l’ASTUT partecipa a convegni sulla storia degli strumenti scientifici anche a livello internazionale e aderisce a manifestazioni legate alla divulgazione scientifica, come "La Notte dei Ricercatori", "Le Settimane della Scienza", e diverse “porte aperte” per scolaresche e gruppi, in collaborazione con enti territoriali.
“Il materiale giù raccolto – continua Galloni – potrebbe essere integrato con altri reperti provenienti da diverse sedi ospedaliere piemontesi, nel corso di una ricerca fatta tra il 1992 e il 2004. Tutto questo capitale porterebbe un contributo significativo a un museo unico a livello regionale”.
“Intanto, per il nostro archivio, avremmo bisogno di circa 5 mila metri quadri di spazio”, conclude. “Quando troveremo la giusta soluzione, valuteremo meglio l’idea di creare il Museo della Medicina vero e proprio, cercando anche gli opportuni finanziamenti”.
Attualmente esiste un progetto espositivo firmato dall’architetto Massimo Venegoni, che fa riferimento a un’ala del palazzo già ospitante il Museo di Anatomia e quello di Antropologia Criminale “Cesare Lombroso”, su destinazione di una delibera del consiglio di amministrazione dell’ateneo.
E una spinta alla sua realizzazione arriva anche dall’ultima mostra inaugurata presso il Rettorato di Unito sulla storia del diabete, che attinge alla collezioni di Bruno Bruni, primario di diabetologia al Maria Vittoria negli anni ‘70 e ‘80. Un’iniziativa che testimonia l’urgenza di riportare alla luce un tesoro di memorie che raccontano sì i progressi scientifici, ma soprattutto l’evoluzione dell’ingegno umano.









