Economia e lavoro - 04 luglio 2019, 19:10

"Neanche un soldino per Appendino", la protesta si aggancia alle colonnine di ricarica

Bluetorino, società che gestisce il car sharing elettrico, si dissocia dall'iniziativa che, nella notte, ha visto comparire biglietti di protesta contro l'amministrazione comunale. "Il problema dell'accesso alle vie ZTL per i mezzi pubblici però esiste"

"Neanche un soldino per Appendino", la protesta si aggancia alle colonnine di ricarica

Uno qui, uno là. Dieci, venti, trenta. Forse anche di più. Dalle prime luci di questa mattina si moltiplicano le segnalazioni di una forma di protesta curiosa che nella notte ha visto appendere in molte delle 92 centraline di ricarica di Bluetorino - l'unico car sharing elettrico operante in città - una manifestazione di dissenso contro l'amministrazione guidata da Chiara Appendino.

Si tratta di un cartello, riportante proprio la figura della prima cittadina e agganciato alle paline di ricarica elettrica attraverso un appendiabiti (un appendino, appunto). La frase? "Basta multe ZTL trasporto pubblico per i car sharing. All'Appendino neanche un soldino".

Mistero sull'autore e sui motivi. L'interpretazione più solida, però, sembra essere quella che vede alcuni utenti di car sharing, non necessariamente di Bluetorino, tartassati dalle multe. I mezzi presi in affitto, infatti, hanno accesso alle zone a traffico limitato, ma non nelle vie che sono riservate a bus e tram e al trasporto pubblico in generale (cosa che invece, per esempio, avviene a Bologna). Da qui, l'ipotesi che forse qualcuno abbia affrontato la questione con superficialità e si sia visto recapitare a casa più di una contravvenzione. E dunque abbia voluto protestare.

"Ci dissociamo da questa forma di protesta - assicura Nadio Di Menna, local manager di Bluetorino - che non condividiamo assolutamente. Peraltro, non è nemmeno scontato che si tratti di un nostro cliente: magari è qualcuno che usa anche altri marchi di car sharing, ma noi siamo gli unici ad avere postazioni fisse e dunque hanno scelto noi per rendere la cosa più evidente".

Quello che non sfugge però ai vertici dell'azienda di car sharing elettrico, però, è la radice alla base di questo malcontento. "Noi specifichiamo con chiarezza ai nostri clienti, in più forme, che è vietato l'accesso alle strade riservate al trasporto pubblico. Ma non tutti rispettano questa regola. E se la conoscono, a volte ci finiscono per errore, senza poter scappare alle telecamere di sorveglianza", aggiunge Di Menna. "Abbiamo più volte affrontato l'argomento con il Comune, ma ci è sempre stato risposto con un no. La loro scelta è quella. Ma noi abbiamo già contato almeno 3000 multe di questo genere, da quando è attivo il servizio: magari qualche utente ha perso la pazienza".

Massimiliano Sciullo

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