Centro - 31 luglio 2019, 07:29

Un brocco in meno, un Fila in più...sono la chiave per entrare nel cuore di tutti i tifosi granata

Sono ormai quasi quindici anni che conosco ed occasionalmente incrocio, per motivi di Toro e di Fila, Urbano Cairo e non sono mai stato tenero nei suoi confronti.

Un brocco in meno, un Fila in più...sono la chiave per entrare nel cuore di tutti i tifosi granata

Sono ormai quasi quindici anni che conosco ed occasionalmente incrocio, per motivi di Toro e di Fila, Urbano Cairo e non sono mai stato tenero nei suoi confronti. Anzi. Gliele ho spesso cantate chiare in faccia, perché abbiamo modi diversi di approcciare il Torino, visti i diversi ruoli che rivestiamo. Però ho sempre cercato di rispettare il dettato di Domizio Ulpiano, ovvero “vivere onestamente, non danneggiare il prossimo, dare ad ognuno quel che gli spetta”. Ed in questo caso, qualcosa gli spetta per davvero, da parte mia.

Poche ore prima della partita di esordio nei preliminari di Europa League, si è tenuto l’ultimo CdA della Fondazione Filadelfia prima delle vacanze estive, al quale ha partecipato anche lui, caso sporadico, visto che di solito si fa ottimamente rappresentare dal suo braccio destro, Giuseppe Ferrauto, con cui duelliamo, a volte duramente, a volte col sorriso sulle labbra, da un decennio ormai.

La sua presenza era il chiaro segnale di una precisa volontà di imprimere una svolta, dare un impulso ai lavori per il completamento del secondo lotto del Filadelfia.

Ebbene, malgrado il passato costellato di contrasti piuttosto che di condivisioni, mai come durante questo CdA mi sono sentito spiritualmente vicino a lui, in un sentimento di sincero stupore e di disarmata, ma nemmeno tanto, rassegnazione per i tempi della “cosa pubblica”, che pare si misurino ad ere, piuttosto che in giorni, mesi ed anni, come avviene nella vita reale.

Malgrado sia un navigato imprenditore, uso anche a trattare con il farraginoso e lento meccanismo pubblico, si leggeva chiaramente nel suo volto lo stupore ed il disappunto per le complicate procedure dei bandi pubblici, ideate per dare a tutti i concorrenti pari opportunità e soprattutto tenere la criminalità organizzata lontana dai denari dello Stato, ma che alla luce dei molteplici e ripetuti casi di cronaca riguardanti infiltrazioni mafiose e riciclaggi di denari sporchi proprio grazie a pubblici appalti, non parrebbe essere così efficace e anzi lascia, a chi viene preso nei suoi ingranaggi, la percezione di inefficienza e lungaggine che nel privato è assolutamente sconosciuta.

Detto proprio papale papale, l’impressione è che tutte queste complicate procedure servano più a scoraggiare le persone oneste ed efficienti ad interagire con lo Stato, assumendosi in proprio gli oneri di fare e disfare, senza restare impigliato in pastoie che assomigliano alla vischiosa tela di un ragno predatore invece che ad una rete di sicurezza o di protezione, piuttosto che a sconfiggere la criminalità organizzata ed il malaffare che spesso si intreccia con certa politica.

Chissà mai, quindi, che questa esperienza possa incoraggiarlo a prendere in pugno la situazione ed agire, direttamente e decisamente, per i rimanenti lavori di completamento del Fila.

In fondo, rispetto al vantaggio di disporre in tempi brevi e certi di una struttura indispensabile al buon funzionamento della squadra ed all’immagine della società, oltre alla prospettiva della gloria eterna di legare indissolubilmente il proprio nome alla rinascita del Tempio, a costi inferiori a quelli dell’ingaggio di un calciatore brocco per poche stagioni, è allettante.

Ci pensi, ma non troppo. Un brocco in meno ed un Filadelfia in più, sono la chiave per entrare nel cuore di tutti i tifosi granata, anche i più scettici.

Domenico Beccaria

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