Centro - 03 agosto 2019, 07:00

Cabiria, il più grande colossal del cinema muto italiano, fu girato a Torino. La prima, presso il Teatro Vittorio Emanuele, fu un successo senza precedenti

Era il 18 aprile 1914 e tutta Torino si era mossa per riunirsi al Teatro Vittorio Emanuele in piazza Rossaro

Cabiria, il più grande colossal del cinema muto italiano, fu girato a Torino. La prima, presso il Teatro Vittorio Emanuele, fu un successo senza precedenti

"Alfredo, credi che sia proprio il caso di portare anche i bambini?" chiese l'elegante signora al marito, mentre la tata faceva indossare i soprabiti ai piccoli di casa.

"Ma certo, cara, ci sarà tutta la città per l'occasione, Giovanni e Luca si divertiranno ed io, se tutto va bene, riuscirò a strappare un appuntamento all'ingegnere".

La famiglia uscì dal palazzo liberty che li ospitava mentre altri, decisamente meno eleganti, passavano di fronte al portone.

"Mi fanno male i pé" si lamentava il piccolo Mariolino. "Gli dovevi per forza far mettere le scarpe de la duminica?" chiese Carlo, il panettiere. "Certo, stasera è una gran festa e io non la voglio fare la figura della stracciona" sbuffò la moglie. Il bambino frignò di nuovo, il padre si arrese e lo prese in braccio. Un attimo dopo vennero sorpassati da una giovane coppia in bicicletta.

Giuseppe e Rosina, si erano appena fidanzati. Lui pedalava mentre lei stava seduta sulla canna. "Andova l'è che anduma?" chiese Rosina con i capelli tirati su da un vecchio nastro. "A l'è na surpreisa" rispose lui, prima di rubarle un bacio sulla guancia.

Era il 18 aprile 1914 e tutta Torino si era mossa per riunirsi al Teatro Vittorio Emanuele in piazza Rossaro. I giornalisti scrivevano le loro storie, il poeta si fingeva annoiato, lo spagnolo chiacchierava con gli sceneggiatori mentre attori e attrici esibivano sorrisi e trucco. In fila in attesa di entrare il numeroso pubblico: nobili e borghesi, commercianti ed operai, soldati ingrari del futuro che li attendeva, e ragazzetti imberbi che guardavano le femmine come la domenica alla messa.

Il pubblico prese lentamente posto nella sala piena di fumo e chiacchiericcio. L'elegante signora, moglie del signor Alfredo, fece fatica a contenere la gonna all'interno della poltroncina. Mariolino, di nascosto, si tolse le scarpine, le fece cadere a terra e si arrampicò sul grembo della madre. Rosina sospirò emozionata, lei al cinematografo non c'era stata mai, "Che bel don che t'las fame, Beppe".

Le chiacchiere in sala continuarono a lungo, per molti minuti dopo l'inizio della proiezione. Era sempre così. A cinema come a teatro spesso la gente andava più per farsi vedere che per vedere. I ricchi poi, non ne parliamo, erano i peggiori di tutti.

"Potrebbe essere un accordo vantaggioso per entrambi" stava suggerendo mellifluo il signor Alfredo all'ingegnere, quando, con suo grande disappunto, si accorse che l'attenzione di quest'ultimo si era spostata verso lo schermo e che non lo stava più ascoltando. "Ingegn..." "Shhhhh faccia silenzio" lo zittì questi spazientito. Alfredo, punto nell'orgoglio, tornò a sedersi vicino alla moglie. "Chi si crede di essere quello..." prese a dire a lei che però pareva non dargli retta. Inconcepibile. "Cara!" alzò la voce. "Shhhhh" gli risposero da più parti. Si guardò in giro allibito. Non chiacchierava più nessuno. Pigre spirali di fumo si alzavano su una platea silenziosa e attenta. Tutti guardavano il grande schermo. Sua moglie teneva le mani giunte sotto il mento e stava dritta, seduta in bilico sul bordo della poltroncina. Il più piccolo dei loro figli si era addormentato ma il maggiore osservava lo spettacolo con gli occhi spalancati, la perfetta espressione dello stupore. Più in là l'ingegnere aveva il viso aggrottato, completamente preso dalla storia. Il bimbo a piedi nudi si era seduto sulle scale e con la testa piegata da un lato cercava di seguire la trama del film, "Mariolino torna qui" lo chiamò la madre. La ragazza con i capelli tenuti su con un vecchio nastro si faceva abbracciare dal suo innamorato ma rifiutava i suoi baci, troppo presa dalla fuga della giovane romana.

Alla fine, sullo schermo, Cabiria veleggiò verso la salvezza accanto al suo salvatore. In sala, il pubblico sospirò, si alzò, applaudì. Anche Alfredo dovette arrendersi all’evidenza. “Uno spettacolo magnifico. Unico” disse a se stesso e a chi gli stava accanto,

Il 18 aprile del 1914 a Torino, presso il Teatro Vittorio Emanuele, si tenne la prima del colossal Cabiria, il più famoso – nonché più costoso – film italiano del cinema muto. Un incredibile successo commerciale, grazie alla fotografia e agli effetti speciali di Segundo de Chomon, e alle auliche didascalie di D'Annunzio. Un'opera girata per la maggior parte tra Torino e le Valli di Lanzo che abbiamo voluto ricordare dalla parte della platea.

Rossana Rotolo

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