Anche i primi sette mesi del 2019 non regalano un sorriso all'economia torinese. Se infatti - a livello regionale - il ricordo agli ammortizzatori sociali è sceso del 4% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente, il capoluogo non può certo festeggiare, visto che con le sue 11.549.211 ore autorizzate si piazza davanti a Roma e Napoli come provincia più cassintegrata del Paese.
E' il segnale che le aziende continuano a soffrire e la crisi continua a mordere, almeno all'ombra della Mole. Lo rivela l'elaborazione effettuata dall'ufficio studi di Uil, che mostra come nell'intera regione le ore di cassa integrazione richieste sono state - da gennaio a luglio - 16.746.890. Dunque, Torino recita una parte di primo piano (purtroppo).
Sull'altro piatto della bilancia, invece, il calo del Piemonte è in decisa controtendenza rispetto al dato nazionale, che con 163.013.587 ore registra un incremento del 18,1%. In base a queste cifre, nei primi sette mesi dell’anno la media mensile dei lavoratori piemontesi tutelati è stata di 14.073, in diminuzione di 587 unità rispetto al periodo gennaio-luglio 2018.
Aldilà dei "dolori" torinesi (dove la cassa è salita del 17%), sono state altre le province in cui gli ammortizzatori sociali hanno osservato la variazione più imponente: Biella +123,9%, in particolare e Novara +22,9%. In calo tutte le altre: Alessandria -11,3%, Vercelli -37,7%, Cuneo -53,7%, Asti -65% e Verbania -77,3%.
Spostando l'analisi sui settori produttivi, soffre l'industria +3%, mentre calano Edilizia -46,4%, Artigianato -53% e Commercio -43,9%.
“I dati relativi alle richieste di cassa integrazione in Italia, nei primi sette mesi dell’anno, confermano le difficoltà del Piemonte e, in particolare, del suo capoluogo - spiega Gianni Cortese, segretario generale della Uil Piemonte -. Torino si colloca al primo posto in Italia davanti a Roma e Napoli, con 11.549.211 ore richieste e un incremento sul 2018 del 17%. La guerra dei dazi tra Stati Uniti e Cina, la recessione in Germania e le conseguenze sull’export, i problemi legati alla brexit, i nodi da sciogliere con l’ormai prossima legge di bilancio, non lasciano per nulla tranquilli e richiedono una fase nuova di confronto con il prossimo Governo, per discutere, sulla base della piattaforma unitaria già presentata al precedente, le misure utili a tutelare i lavoratori dipendenti e i pensionati italiani”.