"Deve emergere la verità sui progetti industriali di Ventures: hanno presentato un piano (garantito dal MiSE e da Invitalia) con prodotti da industrializzare e con sostenibilità finanziaria". Continuano a rimanere fortemente accesi i riflettori sulla vicenda dell'ormai ex Embraco, l'azienda di Riva di Chieri che dopo una lunga vertenza avrebbe dovuto conoscere una nuova ripartenza e che invece stenta a ingranare la marcia tra incertezze, dichiarazioni del mondo della politica e botta e risposta tra la proprietà e i rappresentanti dei lavoratori.
E sono ancora i sindacati a far sentire la loro voce, in particolare Fiom attraverso il responsabile per la ex Embraco, Ugo Bolognesi. "Oggi la proprietà della Ventures ha incontrato la Rsu e sono stati due i contenuti del confronto: la prima è che non comunicheranno più con la rappresentanza sindacale visto che si permette di protestare pubblicamente e di chiedere che vengano rispettati gli impegni. La seconda che la produzione non parte a settembre, ma partirà a novembre".
Contenuti che, se trovassero conferma, non piacciono per nulla ai rappresentanti dei lavoratori. "Così non si può andare avanti - è lo sfogo di Bolognesi -. Le persone sono veramente esasperate e hanno ragione. È urgente la convocazione del tavolo".
Ma quali possono essere a questo punto le evoluzioni della situazione? "Due possono essere gli scenari secondo me - dice ancora l'esponente di Fiom -: il primo, il più ottimista, è che hanno i prodotti, ma non hanno le risorse e quindi trovare soluzioni in questo senso. E la cosa migliore per noi sarebbe un intervento diretto del pubblico nelle quote azionarie per contare e decidere". "Il secondo, il peggiore scenario - prosegue - è quello che non solo non hanno i soldi, ma non ci sono nemmeno i prodotti. Questo vorrebbe dire che ci troviamo di fronte a un vero e proprio bluff e allora bisogna che si intervenga da subito per trovare soluzioni alternative per difendere i lavoratori ed evitare il dramma della perdita di centinaia di posti di lavoro".
Proprio sulle necessità finanziarie, lunedì scorso erano stati gli stessi esponenti della Regione (il governatore Alberto Cirio e l'assessore Elena Chiorino) a confermare la necessità di un canale di credito che possa garantire almeno 3 dei circa 7 milioni di investimento previsti in origine nel piano industriale.
"Se nonostante l'interesse della Regione, il ministro del Mise non ci convoca in tempi brevi stiamo valutando non solo di protestare sotto la Regione, ma anche di andare spontaneamente al Mise - aggiunge Dario Basso, segretario provinciale di Uilm -. Ci chiediamo dove sono tutti quei politici che in campagna elettorale ci volevano dare una mano. Dove sono coloro che avevano garantito sulla bontà dell'iniziativa di reindustrializzazione e sull'affidabilità economica e gestionale della nuova proprietà".