Partire dalle cronache dell’ultimo anno per racchiudere in un crocevia culturale dibattiti e spettacoli fatti di genti, lingue e tradizioni differenti. Torna a Torino, dal 25 al 29 settembre, per la seconda edizione, il Festival delle Migrazioni, ospitato negli spazi dell’ex cimitero di San Pietro in Vincoli, Cottolengo, Scuola Holden, Cortile del Maglio e Polo del ‘900.
Cinque giorni di appuntamenti per parlare di futuro e società, a cominciare da uno dei temi più attuali dell’Occidente, i flussi migratori, con una narrazione capace di superare ogni stereotipo e banale luogo comune. Ideato dalle compagnie torinesi A.C.T.I. Teatri Indipendenti, AlmaTeatro e Tedacà, la rassegna vede il sostegno di Compagnia di San Paolo e Fondazione Piemonte dal Vivo, con il patrocinio di Città di Torino, Città Metropolitana, Circoscrizione 7.
“Quest’anno abbiamo organizzato il festival con meno fondi, ma lo portiamo avanti comunque perché ci crediamo ed è importante per tutti”, ha commentato Beppe Rosso, tra i curatori assieme a Simone Schinocca, Gabriella Bordin, Suad Omar e Vesna Scepanovic. “L'anno scorso l’evento è stato molto partecipato e vorremmo replicare il successo. Riteniamo che la cultura non possa voltarsi dall'altra parte rispetto a un fenomeno così importante come quello migratorio. Soprattutto perché, da settembre dello scorso anno, il mondo è decisamente mutato. È diversa la percezione dei fatti, c’è molto più odio, il flusso di migranti viene vissuto come il fenomeno più rilevante del Paese, in grado di cambiare le nostre vite, quando in realtà non è così. Vige la distinzione fra buoni e cattivi, tutto è o bianco o nero, invece è la situazione è molto più complessa. Contro la semplificazione dilagante, con questo festival, noi vogliamo approfondire, creando un confronto tra associazioni, comunità, stranieri appena arrivati in Italia o di seconda generazione. Crediamo molto nel concetto di agorà quale luogo di scambio, e il nostro compito, come compagnie teatrali, è di sperimentare nuove strategie culturali che possano creare inclusione di nuovi pubblici. Perché la società non è fossile, ma in continuo movimento”.
Le domande cui rispondere saranno tante: dallo stato attuale di cose nel Mediterraneo e oltre, fin sulle coste libiche, alla politica migratoria diffusa in Europa; dal ruolo delle ONG, e il relativo scetticismo con cui vengono giudicate, alle regionalizzazione della xenofobia in Italia.
E tra tutti i temi portanti della nuova edizione, verrà dato ampio spazio alla migrazione al femminile, con le tante difficoltà e il coraggio che le donne mettono in campo ogni giorno, e un’attenzione particolare sul fronte LGBT. Guardando agli appuntamenti teatrali in “rosa”, spicca “L’estranea di casa”, un progetto di Kuziba Teatro prodotto dalla Compagnia Bottega degli Apocrifi, con Raffaella Giancipoli: una partenza notturna, un pulmino carico di donne, in viaggio dalla Romania all’Italia, alla ricerca di un futuro migliore. Storie di vita che si intrecciano con quella di Culin, un bambino cresciuto con l’orecchio attaccato al telefono, tra storie della buonanotte e promesse di ritorno.
Altri incontri del festival sono dedicati al legame tra informazione e diffusione dell’odio, all’incontro interreligioso tra le diverse comunità spirituali, all’emergenza libica, al fattore economico della migrazione e alla politica dei cosiddetti “muri”. Già elevato l’interesse delle scuole, che hanno fatto il pieno di prenotazioni per gli spettacolo “Stupidorisiko”, a cura del Teatro di Emergency, e “Prima fu la volta dei migranti”, di Almateatro, lezione drammatizzata su vent’anni di storia che hanno portato alla nascita della UE.
In programma alcuni appuntamenti con personaggi di spicco del panorama politico e culturale: Domenico Quirico, giornalista de La Stampa, e l’attore, autore e regista di teatro civile Ascanio Celestini, il 26; Elly Schlein, già parlamentare europea, il 27.
Tra le novità, uno spazio interamente dedicato al cinema, nella giornata di mercoledì 25, al Polo del '900. Alle 18,30 verrà proiettato il cortometraggio “Il confine occidentale”, di Luigi D’Alife, che racconta il transito costante di centinaia di persone, da anni, sulle pendici della Valsusa, spinte dalla forza della libertà e della dignità. Seguirà la proiezione di “Central Airport THF”, in collaborazione con Psicologia Film Festival, diretto dal brasiliano Karim Aïnouz, un documentario vede al centro un vecchio aeroporto di Berlino diventato parco divertimenti e centro d’accoglienza per rifugiati. La serata si concluderà con il primo film keniota presentanto al Festival di Cannes, “Rafiki”, diretto da Wanuri Kahiu, storia d’amore tra due giovani donne. La visione sarà preceduta da un incontro organizzato in collaborazione con il Coordinamento Torino Pride e l’Associazione Quore.
Torna, sabato 28, la Cena delle cittadinanze, una lunga tavolata imbandita nel cortile di San Pietro in Vincoli, cui tutta la città è invitata a partecipare portando delle pietanze da condividere con i commensali, animata dall’Orchestra di Porta Palazzo.
Dopo la prima edizione nel 2018, con 4.500 presenze, anche quest’anno il Festival delle Migrazioni vuole essere prima di tutto un’occasione per vincere la paura e rendere il fenomeno migratorio meno astratto, dando un’identità tangibile agli esseri umani che ne fanno parte. Soggetti attivi del territorio in cui viviamo, con una voce, un pensiero e un’anima anche artistica da esprimere per raccontare e raccontarsi senza filtri distorcenti.
Il programma completo è consultabile sul sito: www.festivaldellemigrazioni.it