Realizzare un ecosistema fertile per la nascita di imprese tecnologiche. Questa una delle strade che il Politecnico sta seguendo sotto la guida del rettore Guido Saracco, già a partire del livello didattico. Ma adesso, chi taglierà il traguardo nella corsa dalla dimensione accademica a quella di mercato avrà voti migliori.
È questa la novità che arriva, proprio dall'aula magna di corso Duca degli Abruzzi, in occasione del.convegno sul tema del trasferimento tecnologico organizzato in collaborazione con gli esperti dello studio Jacobacci & partners.
"Spingiamo i ragazzi a lavorare in gruppo, dando risposte alle necessità delle imprese sotto tutti i punti di vista e la Cittadella politecnica, già nata in coabitazione con le imprese, dà l'esempio per quelle che saranno vere piattaforme tematiche in corso Marche, Mirafiori e simili", spiega Giuliana Mattiazzo, vicerettrice del Poli con la delega al Trasferimento tecnologico. Ma non solo. "Tra le valutazioni di ateneo - aggiunge - intendiamo dare molto più peso a brevetti utilizzati a livello industriale che alle pubblicazioni".
E la consapevolezza ha raggiunto anche l'altra anima accademica in riva al Po, tra Palazzo Nuovo e dintorni. "Come UniTo - ammette Stefano Geuna, neo rettore dell'Università di Torino - trascuravamo quasi l'aspetto del passaggio di competenze verso il mondo delle imprese. Ma quello è il passato, anche perché molte discipline come il biotech e il medicale sono coinvolte, così come molte scienze umane che a prima vista sembrerebbero distanti da queste dimensioni. Nel mio mandato vorrò fare un forte impulso al trasferimento tecnologico".
In Italia le aziende che usato brevetti intellettuali creano 7 milioni di posti di lavoro, pari al 30% del totale. E Torino pesa per l'8% in termini di deposito di brevetti: ecco perché la valorizzazione degli asset di proprietà intellettuali può essere strategico.
Nel 2018, il Politecnico di Torino ha depositato 50 brevetti, di cui il 66% in piena titolarità e il 34% in co-titolarità. Tra i Paesi di priorità, l'Italia pesa per il 90%, mentre il restante 5,1% è a livello europeo, il 3,8% Extra europeo, 0,3% USA, 0,8% altri.