La Scuola di Dottorato dell'Università di Torino ha inaugurato il nuovo anno accademico con segnali importanti: i numeri provvisori, destinati a crescere, segnalano 296 iscritti, dato superiore alla media annuale degli ultimi sei anni ferma a 295.
La Scuola, diventata unitaria dal 2018, può vantare la bellezza di trentaquattro corsi (alcuni dei quali in convenzione con il Politecnico e alcuni atenei nazionali e internazionali), suddivisi nelle aree scienze della natura, scienze socio-economiche, scienze della vita e della salute e scienze umanistiche: “Il Dottorato - ha spiegato il direttore della Scuola Alberto Rizzuti – è un titolo ben più qualificante del semplice diploma di laurea perché è esclusivamente orientato all'attività di ricerca".
"Questa differenza, spesso, non viene considerata ed è compito nostro gettare le basi culturali e comunicative per una diversa percezione: la ricerca produce un frutto tardivo ma assicura l'ampliamento degli orizzonti e un aumento della qualità”.
Il percorso post-laurea è uno dei fiori all'occhiello su cui l'Università ha deciso di investire ulteriormente: “Il progetto - ha dichiarato il neo rettore Stefano Geuna – sta entrando nel vivo e all'orizzonte ci aspettano nuove e importanti sfide: la decisione di creare un'unica Scuola di Dottorato non è stata priva di criticità ma siamo sempre più convinti che il cambiamento sia stato positivo. L'impressione generale è quella che le cose stiano funzionando bene, con la prospettiva di una crescita costante con una visione unitaria seppur declinata nelle varie discipline; la promessa, da parte nostra, è quella di aumentare le risorse a disposizione”.
Non sono mancati, infine, i momenti di commozione con il ricordo del giovane ricercatore Federico Beccaria, prematuramente scomparso nei giorni scorsi, e del professor Carlo Lamberti.