“Torino è un città importante non solo per i torinesi ma per l’intero Paese, capace di aprirsi al mondo anche se ultimamente lo ha fatto poco”. Sono parole al miele con un pizzico di amaro quelle pronunciate dalla segretaria generale della Cisl, Annamaria Furlan, che stamattina ha partecipato al Consiglio generale del sindacato Torino e Canavese.
Tanti i temi affrontati, nazionali e locali come la “Vertenza Torino” promossa da Cisl, Cgil e Uil per interrogarsi sulla delicata situazione economica che sta vivendo un’area a forte vocazione manifatturiera qual è quella torinese. "Mi sembra che non ci sia la giusta attenzione verso il nord ovest - ha detto Furlan - che con le sue imprese, il suo assetto industriale, la sua capacità di innovazione può davvero incidere in modo positivo sul Pil e sull’economia del Paese. Qui vi sono grandi eccellenze che vanno valorizzate ma anche innovate, attraverso investimenti su innovazione, ricerca e formazione”.
Impossibile non parlare dei tavoli delle crisi industriali. “Da tanto tempo siamo all'anno zero”, ha detto Furlan, spiegando poi che “il giudizio su questo governo è articolato perché è in carica solo da qualche mese, ma sul tavolo dell'esecutivo le crisi continuano ad aggiungersi e altre si riaprono, anche quelle che sembravano avviate a soluzione, come ad esempio l'Ilva, mettendo così a rischio centinaia di migliaia di posti di lavoro. Ci risulta che le crisi industriali siano circa 160, molte presenti da almeno 2-3 anni sul tavolo del Ministero dello Sviluppo e purtroppo non se ne risolve nessuna".
A creare preoccupazione, oltre alla vicenda Ilva, sono anche gli ultimi movimenti di Unicredit, che sta chiudendo filiali in tutto il Paese. “La nostra Costituzione assegna rilevanza al sistema del credito in quanto è un sistema che deve agevolare la crescita, quindi le imprese e le famiglie, Unicredit sta facendo esattamente il contrario. È una vicenda che fa gridare all’ingiustizia".
Infine la questione Alitalia, che sembra non trovare soluzione. “Ora assistiamo all’ennesimo rinvio con un esborso da parte dello Stato, e quindi dei cittadini, di ulteriori 400 milioni, con una cordata che doveva assumere l’impegno di realizzare la nuova Alitalia, che di fatto è svanita nel nulla. Si fa un ulteriore prestito ponte quando invece servirebbe un piano industriale serio".
Secondo la sindacalista, la soluzione per quantomeno tamponare la situazione di crisi sarebbe sbloccare i cantieri. “Significherebbe mettere finalmente in circolo 85 miliardi che sono bloccati da anni, che corrispondono a circa 450 mila posti di lavoro in un settore che durante la lunga crisi ne ha persi 800 mila''.
Non è possibile - ha concluso Furlan - continuare a tenere ferme quelle risorse in un Paese che ha un forte bisogno di infrastrutture, è inaccettabile".