Politica - 10 dicembre 2019, 14:10

Mattarella celebra i 55 anni del Sermig: “Modello contagioso di pace in un periodo che fa paura”

Emozionato il fondatore di Sermig, Ernesto Olivero: “Chi avrebbe mai immaginato una storia così? Grazie ad ogni volontario e a mia moglie”. Cirio: “Sermig diventi patrimonio culturale Unesco”

Mattarella celebra i 55 anni del Sermig: “Modello contagioso di pace in un periodo che fa paura”

Il Sermig compie 55 anni e per questo traguardo speciale si regala la presenza del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Si è svolta questa mattina, presso l’Arsenale della Pace, la cerimonia per omaggiare il traguardo raggiunto dal Servizio Missionario Giovani.

“Riconoscenza è la parola più bella che possiamo avere sulle labbra, ieri come oggi”, ha ammesso un commosso Ernesto Olivero. L’uomo che nel lontano 1964 fondò il Sermig ha analizzato la strada percorsa in questi 55 anni di vita e, davanti alle autorità, si è lasciato andare in un’analisi ricca di significato: “Emozione e stupore sono i sentimenti che provo in questo momento. Chi avrebbe immaginato la nostra storia? Milioni e milioni di persone coinvolte, amici di 55 nazioni del mondo aiutati, vite cambiate nel profondo”.

Olivero ha ricevuto l’omaggio del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella: “Grazie per quello che avete fatto, grazie Ernesto”. “Il Sermig - ha affermato Mattarella - è un’opera attiva, impegno costante per la pace. Ed è questo impegno che può garantirla e difenderla dai tanti pericoli che emergono di continuo, soprattutto in questo periodo. I continui cambiamenti che il mondo sta attraversando creano disorientamento e provocano paure. Le paure generano chiusure pericolose”.

“Le paure sono contagiose, ma lo è anche la pace. Lo è anche la bontà. E così praticarla, moltiplicando e diffondendo questo impegno è fortemente contagioso e importante. Questo è il vero contributo alla pace”, ha concluso il Presidente.

Al Capo dello Stato è inoltre stato presentato il bilancio sociale di questi meravigliosi anni di vita, oltre ovviamente alle storie di alcuni volontari. Delle persone che sono la vera anima del Sermig. “Se smettessero di aiutarci - ha spiegato Olivero - gli arsenali chiuderebbero in tre giorni. Ognuno è importante, è un movimento di bene in cui tutti sono indispensabili. 

Di strada, il movimento fondato nel 1964 da Olivero, sua moglie Maria e un gruppo di giovani impegnati contro la fame nel mondo, ne a fatta davvero tanta: oggi la sede del Sermig, l’Arsenale della Pace trasformato dall’essere un rudere di fabbrica a una casa della beneficienza e della pace, è il simbolo di quanto costruito nel tempo. Qui trovano spazio progetti di sviluppo nei 5 continenti e oltre 70 missioni di pace nei teatri di guerra più drammatici. 

I numeri, d’altra parte, pur essendo accompagnati dalle storie delle perone che li alimentano, non lasciano spazio a dubbi: quattro arsenali nel mondo (Torino, Eremo, San Paolo, Madaba) aperti 365 giorni l’anno, 24 ore su 24, 6000 volontari per 27.000.000 di ore donate, 3.680 interventi umanitari, 8.850 tonnellate di medicinali, alimenti e vestiti, attrezzature raccolte e donate. E ancora: 476.000 visite mediche, 16.700.000 notti di ospitalità, 26.800.000 pasti distribuiti e 3.230 posti di lavoro trovati.

Azioni concrete, che sono valse ad Ernesto Olivero la candidatura a Premio Nobel per la Pace. La certezza è che i primi 55 di vita siano sì un traguardo eccezionale, ma anche uno step di un percorso virtuoso più che un punto di partenza.

Dal Presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio è inoltre arrivato un grande attestato di stima e riconoscenza a quanto creato da Olivero: “Il Sermig è un luogo in cui, insieme, si lavora per la pace. E questo ha un valore universale. Il Sermig è già un patrimonio di tutti. Un patrimonio dell’Umanità. Per questo la Regione si farà promotore della sua candidatura ufficiale a Patrimonio culturale immateriale dell’Unesco. Fiero che sia il Piemonte ad aver fatto germogliare e crescere una storia che, con il suo lavoro quotidiano, è modello di inclusione in ogni parte del mondo”.

Andrea Parisotto

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