Economia e lavoro - 29 gennaio 2020, 10:27

Manital Idea Ivrea, tre presidi a Torino venerdì in occasione dell'udienza in Tribunale e il rischio fallimento

I lavoratori saranno davanti al Bruno Caccia, ma anche alla Porta 7 di Fca e agli uffici Iveco/CNH di viale Puglia. Intanto, si apre anche il fronte Onenet, con 100 lavoratori a rischio per "fine prestito"

Manital Idea Ivrea, tre presidi a Torino venerdì in occasione dell'udienza in Tribunale e il rischio fallimento

Torna di stretta attualità la vertenza Manital Idea Ivrea, che ormai da mesi vede i lavoratori impegnati nel rivendicare i propri diritti e i pagamenti degli stipendi da parte dell'azienda, ma al tempo stesso cercando di coinvolgere le committenze nel saldo di quanto atteso dai dipendenti. E nella giornata di venerdì i sindacati Filcams Cgil, Fisascat Cisl UilTrasporti di Torino, in occasione dell'udienza presso il Tribunale di Torino che potrebbe accertare lo stato di insolvenza della Manitalidea e portarla al fallimento con gravi ricadute economiche e sociali per migliaia di lavoratrici e lavoratori, organizzano ben tre presidi, tra le 10 e le 12.

Sono stati scelti tre luoghi significativi: il primo, ovviamente, sarà proprio il tribunale Bruno Caccia, davanti all'ingresso, per poi spostarsi a Mirafiori, all'Ingresso della Porta 7 di FCA, in corso Agnelli e infine in viale Puglia, dove si trova la palazzina degli uffici Iveco/Cnh.

“Da mesi oramai, si stanno rincorrendo le aziende e le committenze del 'mondo Manital' per vedere riconosciuto il diritto più semplice che esista, quello del salario - commentano i segretari di Filcams, Fisascat, UilTrasporti di Torino, Germana Canali, Giovanni Bunone e Orazio Colapietra -. Si tratta oltretutto di lavoratrici e lavoratori che vedono il rinnovo del loro Contratto Nazionale fermo da 7 anni in un mondo, quello degli appalti, in cui il part-time involontario la fa da padrone e che quindi vivono già normalmente situazioni di disagio economico”.

E sia Fca che Cnh finiscono sotto la lente d'ingrandimento dei sindacati perché, spiegano i rappresentanti dei lavoratori "a differenza di altre committenze, si sono rifiutati di intervenire nonostante le nostre ripetute ed accorate richieste di intervento in 'surroga' per il pagamento diretto degli stipendi delle lavoratrici e dei lavoratori tutti i giorni impegnati nei loro stabilimenti ed uffici, adducendo scusanti non degne di grandi gruppi industriali quali sono, in sfregio ulteriore a centinaia di donne e uomini che tutti i giorni prestano la loro attività presso le loro aziende”.

Davanti al tribunale saranno presenti anche i lavoratori dei comparti metalmeccanici, del commercio e dei trasporti. E anche dell'edilizia, della MGC gruppo Manital. I Segretari del Comparto Edile di Feneal UIL, Filca CISL e Fillea CGIL di Torino, dichiarano infatti "la loro grande preoccupazione in merito all'esito dell'udienza, ormai da mesi i lavoratori MGC non percepiscono lo stipendio e le situazioni famigliari si aggravano di giorno in giorno. Siamo sconcertati dall'atteggiamento tenuto dalla vecchia e dalla nuova dirigenza del Gruppo, sempre pronta a fare tante promesse e accordi , ma puntualmente senza rispettarne neanche uno. I lavoratori non possono sempre pagare per le scelte imprenditoriali sbagliate, il lavoro va pagato, ridando rispetto e dignità ai lavoratori".

Intanto, un altro fronte sindacale si apre per Onenet, azienda del settore impianti telefoni dove - dopo un paio di mesi di affitto di un centinaio di lavoratori - si prospetta il rientro anticipato presso le rispettive aziende, BFT e Newtel, e il probabile licenziamento, causa l'impossibilità di proseguire l'attività lavorativa. A lanciare l'allarme è Fim Cisl Torino: "Rischia di chiudersi così una triste vicenda che ha visto i lavoratori impegnati, con le loro RSU in una lotta iniziata per ottenere gli arretrati delle retribuzioni da ottobre 2019. Un accordo sindacale stipulato a metà dicembre, da subito non rispettato dalla Onenet, stabiliva le modalità di recupero delle spettanze, in cambio della sospensione dello stato di agitazione. Stato di agitazione iniziato a dicembre che prosegue con uno sciopero ad oltranza da un mese, e da oggi anche con un presidio ai cancelli. Una situazione che si è resa via via sempre più ingestibile non per la mancanza di lavoro, ma delle piene retribuzioni. Condizione che questi lavoratori del settore del sub-sub appalto della telefonia hanno già vissuto più volte, e che ingiustamente si trovano a dover nuovamente affrontare".

"Serve un tavolo di confronto che veda coinvolti tutti gli attori, dalle società committenti a quelle appaltanti, con le organizzazioni sindacali e le istituzioni per garantire le minime condizioni di rispetto delle normative legislative e contrattuali a tutela dei diritti dei lavoratori, e per la ripresa del lavoro".

 

Massimiliano Sciullo

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