Economia e lavoro - 30 gennaio 2020, 12:09

Torino ai tempi della Brexit: tra auto e buon cibo cosa cambia per una partita da oltre 710 milioni di euro all'anno?

Anche se in calo, gli scambi verso il Regno Unito pesano per circa il 5% sulle esportazioni complessive della nostra provincia. Ilotte: "Rischio dazi, a c'è ancora tempo per trovare un accordo soddisfacente per tutti"

Torino ai tempi della Brexit: tra auto e buon cibo cosa cambia per una partita da oltre 710 milioni di euro all'anno?

E Brexit sia. Dopo mesi passati "sulla soglia", adesso il Regno Unito è uscito davvero dall'Unione Europea. E se il 29 gennaio 2020 (con il voto dell'Europarlamento) segnerà una data storica nelle vicende continentali, gli effetti scriveranno righe importanti sulle pagine torinesi. Dal 31 gennaio, domani, la Ue perde il primo Paese nella sua "esistenza" (Londra aveva aderito nel 1973, 47 anni fa), ma soprattutto Torino perde - o quantomeno vede allontanarsi - un buon cliente, per non dire ottimo. E questo potrebbe complicare un po' gli scambi futuri.

Soprattutto se, entro la fine dell'anno, Gran Bretagna e Irlanda del Nord non troveranno gli accordi per quanto riguarda i rapporti commerciali dopo questa prima fase di transizione di 11 mesi. E quindi potrebbero emergere dazi, invece del libero scambio. 

Attualmente (gli ultimi dati risalgono al terzo trimestre del 2019), Torino esporta verso il Regno Unito circa il 5% delle proprie vendite complessive, anche se negli ultimi tempi la tendenza è lievemente in calo: un -7,2% che si attesta a 710,2 milioni di euro. Sono in crescita invece (+5,2%) le importazioni, salite a 304,6%, ma la bilancia commerciale resta comunque positiva per 405,6 milioni.

Il 45% delle vendite torinesi è legato ai mezzi di trasporto, anche loro però in calo del 9% rispetto al periodo gennaio-settembre 2018. A soffrire sono soprattutto le auto, che vedono una battuta d’arresto del 19% (a conferma di dati pesantissimi anche a livello di economia locale). Controtendenza invece per la componentistica, che restano positive (+1,9%), soprattutto in un momento in cui le vendite verso altri buoni clienti come Francia, Germania e Usa sono in calo (rispettivamente -4,7%, -0,4% e -13,9%).

Trend nettamente positivo invece (+42%) per i prodotti alimentari, che pesano per il 10% delle esportazioni totali verso i neo-extracomunitari britannici. Crescono le vendite di prodotti da forno (+2,1%) e di frutta e ortaggi (+9%). Bene anche il trend di prodotti tessili, di abbigliamento e calzature con un’incidenza del 4% in provincia di Torino, con un aumento delle esportazioni verso il Regno Unito del +18%.

A livello di clima, quasi un’impresa piemontese su tre (stesso trend a livello italiano) si preoccupa per la Brexit che rende incerto il futuro delle relazioni tra Unione Europea e Regno Unito, soprattutto tra quelle che operano nell'automotive. “Molti aspetti economici saranno più chiari nei prossimi mesi e si vedrà che cosa succederà per eventuali dazi. Una conseguenza prevedibile per i nostri imprenditori che esportano componenti di autoveicoli, prodotti agroalimentari o tessili è che le pratiche per l’esportazione saranno più complicate  – commenta Vincenzo Ilotte, presidente della Camera di commercio di Torino – . Presumibilmente dovranno richiedere alla Camera di commercio alcuni documenti, come i Certificati di origine. Già dall’anno scorso i certificati possono essere richiesti attraverso il pratico invio telematico di CERT’O, ma in questi giorni a Torino stiamo sperimentando anche la loro stampa direttamente in azienda".

"Guardando poi alla nostra bilancia commerciale - aggiunge - ci sono molti imprenditori che manifestano largamente la consapevolezza di trovarsi ad operare in un contesto mondiale con più fattori perturbanti. Ma sono convinto che i rapporti con il Regno Unito continueranno su basi accettabili per tutti e, come sempre nei momenti di crisi, emergeranno delle opportunità anche per le nostre imprese. Dobbiamo capire il cambiamento, adattarci con maggior rapidità possibile e inserirci nel nuovo contesto normativo”.

Massimiliano Sciullo

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