Economia e lavoro - 04 febbraio 2020, 15:53

Rivara, chiude nel 2021 lo stabilimento Canavera e Audi per "salvare" Corio e Cafasse: 40 esuberi

Accordo al ministero per 12 mesi di cassa integrazione e politica di ricollocazione dei lavoratori

Foto: I lavoratori in presidio davanti alla sede di Confindustria Canavese

Foto: I lavoratori in presidio davanti alla sede di Confindustria Canavese

Un anno di cassa integrazione a partire dal 16 febbraio e politiche attive per la ricollocazione dei circa 40 esuberi. E' stato questo l'accordo firmato al ministero dai sindacati per la vertenza che riguarda Canavera & Audi e che vedrà l'azienda chiudere nel 2021 lo stabilimento di Rivara, per mantenere attivi quelli di Corio e Cafasse.

L'intesa è stata raggiunta dopo due mesi di difficili trattative sindacali, seguite a un forte calo delle specifiche commesse di stampaggio a caldo gestite nel sito. Nei piani dei vertici aziendali la irrevocabile chiusura, nel 2021, del sito di Rivara permetterà di concentrare risorse economiche per gli investimenti negli altri due stabilimenti (Corio e Cafasse) meno coinvolti dal calo commesse.

Le politiche attive riguarderanno l'assegno di ricollocazione tramite le politiche attive messe in campo da Regione Piemonte e Anpas che aprono a sgravi economici per i lavoratori e per le aziende che assumono questi lavoratori, incentivazioni all’esodo su base volontaria ed infine un impegno aziendale finalizzato ad individuare possibili ricollocazioni anche all’interno degli altri 2 stabilimenti.

“Il mix di provvedimenti ottenuti potrà essere di aiuto, in questo difficile contesto, dando una finestra temporale più ampia e maggiori strumenti per un percorso di ricollocazione - dichiara Vito Bianchino, della Fim-Cisl - resta comunque un duro colpo per i lavoratori e al territorio verrà meno un’altra azienda storica, rilevata dalla Canavera & Audi nel 1985, ma le cui origini risalgono ai primi decenni del 900”.

“Aziende come Facem, Ilsam e Oms sono solo alcuni degli esempi di aziende

virtuose Canavesane che, pur in un momento di congiuntura sfavorevole, stanno investendo ed innovando tecnologicamente in questo particolare settore - prosegue Bianchino -. Questo vuol dire che una parte importante della capacità competitiva dell’azienda e di conseguenza la capacità di reggere in un mercato così complesso, è collegata alle scelte di prospettiva che si pongono le aziende stesse. In mancanza è ovvio che le conseguenze negative sono purtroppo scontate ed i lavoratori ne pagano il prezzo maggiore”. "Lo stampaggio a caldo in Canavese, anche se ridimensionato rispetto al passato, continua a rappresentare un importante bacino occupazionale ed economico per il territorio. La sua difesa però non può essere lasciata solo alle iniziative delle singole imprese ma va sostenuta Istituzionalmente da politiche mirate che possano anche favorire un maggior sostegno finanziario agli ingenti investimenti necessari per una innovazione complessiva del settore", conclude il sindacalista Fim.

M.Sci

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