E’ uno dei tanti italiani che ha scelto di non tornare nemmeno di fronte alla minaccia del Coronavirus, il virus killer che sta mietendo centinaia di vittime. “La Cina è ormai la mia casa e non vedevo il motivo per cui dovessi andare via da qui”.
A parlare, dall’altra parte del mondo a quasi 6 ore di fuso orario da qui, è Diego Barbera, 35 anni, giornalista e scrittore originario di Brandizzo. Le testate per cui lavora, “Wired”, “Tutto Bici” e “The Post International” l’hanno portato, nel corso degli anni, a girare il mondo fino a quando non ha deciso di mettere le radici ad Haikou, sull’isola cinese di Hainan dove vive con la sua compagna.
Da qualche settimana, con loro, c’è pure la mamma di lui, partita da Brandizzo qualche settimana fa per andare a trovare il figlio durante le celebrazioni del Capodanno cinese.Rimarrà lì fino al 29 aprile o almeno fino a quando non riprenderanno i voli da e per l’Italia. “Nonostante quello che viene mostrato quotidianamente dai giornali di tutto il mondo – racconta Diego Barbera – la situazione è piuttosto tranquilla. Nessuno ci obbliga a rimanere in casa, le persone scelgono volontariamente di non uscire per esporsi il meno possibile al contagio”. Il brandizzese conduce una vita quasi normale. “Non siamo in quarantena e non siamo mai entrati in contatto con il virus. Io, personalmente, esco tutti i giorni due volte al giorno, indosso la mascherina e cerco di stare lontano dagli ospedali o da luoghi a rischio ma non ho interrotto le mie attività quotidiane. Quello che preoccupa è la percentuale di mortalità, che rispetto all’influenza è molto alta e colpisce soprattutto anziani o persone già debilitate a causa di altre malattie”.
Sostiene che addirittura le scuole si sono attrezzate per permettere ai ragazzi di continuare a studiare. “Gli edifici scolastici sono chiusi e lo saranno fino a fine febbraio, ma è possibile continuare a seguire le lezioni on line”. Anche lo Stato cinese ha agevolato la permanenza degli stranieri, prorogando in via eccezionale la durata del visto. “Sono stati molto disponibili a rinnovare il permesso di mia mamma e sono disposti a farlo ancora nel caso in cui i voli rimanessero bloccati ancora a lungo – dice, per aggiungere parlando di Wuhan, dove si è diffusa la malattia -. Ci sono andato due anni fa e poi non ci ha messo più piede. E’ una città molto grande, con moltissimi abitanti e credo che sia normale che il virus si diffonda così velocemente”.
Insomma, una situazione meno catastrofica di quanto sembra. “Non c’è motivo di parlare di catastrofe...”, conclude.