Eventi - 17 febbraio 2020, 09:42

Rinascimento e Barocco all'Unione Musicale con il talento di Jordi Savall

L'artista sarà ospite a Torino il 19 febbraio alle 21 presso il conservatorio

Rinascimento e Barocco all'Unione Musicale con il talento di Jordi Savall

Jordi Savall torna all’Unione Musicale per presentare una nuova tappa del suo infinito viaggio alla scoperta di repertori senza confini e di meraviglie musicali lasciate nell’oscurità o nell’indifferenza. Insieme ai musicisti Rolf Lisveland e Andrew Lawrence King, colonne portanti dell’ensemble Hespèrion XXI, l’artista catalano sarà a Torino mercoledì 19 febbraio 2020 (Conservatorio – ore 21) con un programma dedicato ad autori europei dal Rinascimento al Barocco.

Direttore e virtuoso di viola da gamba, didatta, ricercatore e creatore di originali progetti musicali e culturali, Jordi Savall da oltre cinquant’anni è indiscusso protagonista nel processo di ricerca, studio, valorizzazione ed esecuzione della musica antica. Nel 1974, assieme alla moglie Montserrat Figueras, fonda l’ensemble Hespèrion XXI con il quale per molti anni si occupa della diffusione del patrimonio musicale dell’Europa del Mediterraneo, dall’antichità al diciottesimo secolo, allargando poi l’orizzonte geografico fino a esplorare le tradizioni musicali sefardita, araba e dell’America Latina.

Con il progetto intitolato L’Europa musicale dal Rinascimento al Barocco Savall propone un programma che mette insieme autori di estrazione diversa, come Ortiz, Sanz, Hume, Emilio de’ Cavalieri, Bach, Schenck, Marais e rivela come esista, fin dai da tempi più antichi, un’Europa musicale ben più solida e riconoscibile di quella politica. Come rivela Savall stesso in una recente intervista per “Sistema Musica” «La musica ha contribuito in maniera decisiva alla costruzione di una tradizione e di un’identità culturale europea».

Il punto di partenza dell’analisi di Savall è lo studio di forme di danza e di canto, di origine popolare, come la Follia o il Canarios, sviluppatasi nella penisola iberica nel tardo Medioevo e poi assimilate nel repertorio polifonico dei secoli successivi, utilizzate come base armonica su cui inventare serie di variazioni virtuosistiche. Una tradizione, questa, che giunge fino al XVIII secolo e investe tutta l’Europa, valorizzata da compositori come Corelli, Alessandro Scarlatti e Vivaldi in Italia, Marais e d’Anglebert in Francia, Johann Sebastian e Carl Philipp Emanuel Bach in Germania. Nelle loro sapienti mani queste musiche estemporanee, frutto di una pratica improvvisatoria e di un’ispirazione semplice e spontanea, prendono una dimensione senza tempo e concorrono a creare una civiltà musicale forte e riconoscibile.

Un concetto di identità culturale musicale molto forte che, secondo Savall arriva fino ai giorni nostri: «Mozart, Beethoven, Vivaldi, Rameau agli occhi del mondo sono ritenuti compositori europei; nati tedeschi, francesi o italiani certamente, ma diventati creatori d’un linguaggio profondamente europeo. I princìpi della civiltà musicale tracciati nel vecchio continente sono diventati, col tempo, di tutti».

Ancora una volta Savall compie un passo avanti nel suo lavoro di indagine musicologica del passato, un lavoro che molti hanno paragonato a quello dell’archeologo: «Occorre una precisa consapevolezza del contesto storico in cui un certo repertorio nasce e si sviluppa, dobbiamo studiare la storia del momento, la pratica degli strumenti, dell’ornamentazione, dell’articolazione». Con un vantaggio in più rispetto all’archeologo, perché il musicista, con le sue capacità interpretative, può di volta in volta donare nuova linfa a queste musiche che giungono da epoche lontane: «L’archeologo non può ricostruire un’atmosfera – conclude il maestro catalano – mentre un musicista sì. Anzi, non solo può, ma ha il dovere di farlo».

comunicato stampa

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