“'Maxima debetur puero reverentia'. Lo sapevano già benissimo i pagani, che ai bambini va portato il massimo rispetto. Gesù nel Vangelo va anche oltre e afferma: 'Chi mette qualche inciampo nella vita di un bambino sarebbe meglio per lui che si legasse una macina di asino al collo e si buttasse nel mare' (Matteo 18,6). A queste parole chiarissime il mondo cattolico ha sempre dato seguito con l’accoglienza, attraverso persone che per l’infanzia hanno speso la vita, e con strutture e servizi, attività educative. In tempi recentissimi la vita di Santa Madre Teresa di Calcutta ci ricorda il suo stile di accoglienza verso i bambini abbandonati, che considerava tutti suoi veri figli. Ricordo tutto ciò in questo momento in cui nella nostra Regione si affronta il tema di una legge che anche le associazioni cattoliche insieme all’Ufficio Famiglia della Curia diocesana che si occupano di questo problema giudicano da rivedere. Invito pertanto a moderare i toni degli interventi e a perseguire un sereno confronto che ascolti i soggetti in causa che sono appunto sia le famiglie di origine e sia quelle affidatarie, i bambini stessi e quanti si occupano per il loro servizio anche sociale di salvaguardarne la persona e il futuro”. Così l'arcivescovo di Torino, monsignor Cesare Nosiglia, entra nel dibattito sul ddl “Allontanamento zero”, su cui ieri si è infiammata la polemica politica dopo le dichiarazione dell'assessora regionale ai bambini, Chiara Caucino, che aveva detto: “C'è chi parla e non è nemmeno madre, forse prima di parlare dovrebbe passare per quel sacro vincolo. Accetto qualunque critica, ma non da donne che non hanno figli”. Per poi aggiungere: “Con il disegno di legge 'Allontanamenti zero' stiamo toccando interessi per quasi 60 milioni, capisco che ci sia chi si preoccupa”.
Nosiglia però va oltre: “Sia ben chiaro che il problema va al di là del pure importante aspetto finanziario e investe valori etici e civili fondamentali che riguardano ogni singola persona coinvolta. I bambini sono il più grande tesoro per una società e non possono diventare motivo di scontro per nessuno. Ci si occupi piuttosto dei loro 'diritti': alla vita, a una famiglia accogliente e sicura, a una scuola per l’infanzia gratuita per le famiglie numerose e a un sostegno per quelle povere; a educatori che sappiano esercitare una vera e profonda umanità”.
“Infine – conclude l'arcivescovo – vorrei essere molto chiaro su un punto. La Chiesa non interviene nell’attuale dibattito tra le forze politiche. E tanto meno, naturalmente, prende posizione a favore di questo partito o contro quell’altro. Il mio compito è ricordare, a chi sembra averlo volutamente dimenticato, che l’unica priorità intorno a questa legge è il bene dei bambini. Un bene che si tutela e si promuove attraverso percorsi legislativi adeguati e attraverso una complessiva 'cultura dell’infanzia' che, appunto, sia capace di astenersi dall’usare i bambini come braccio armato per imporre un’altra puntata del solito show mediatico”.