Si erano "salvate" dal nuovo giro di vite imposto nella serata di ieri dal governo: le fabbriche sarebbero andate avanti, almeno nei loro reparti essenziali, purché venissero rispettate in maniera scrupolosa le misure di prevenzione dal contagio di Coronavirus.
Ma quelli che già nelle prime ore erano stati mugugni, con l'apertura dei cancelli di oggi sono diventati veri cori di protesta. Segnalazioni a ripetizione di provvedimenti di sicurezza insufficienti, se non del tutto assensi. A lanciare l'allarme sono i tre sindacati metalmeccanici insieme, Fim, Fiom e Uilm. "Lavoratori, delegati e apparato sindacale in molte aziende, soprattutto dove non c'è la presenza strutturata del sindacato, ci segnalano casi di mancato rispetto delle direttive di sicurezza emanate dal Governo". "In alcune aziende - proseguono - sono partiti gli scioperi spontanei dei lavoratori che come sindacato abbiamo deciso di coprire. In altri casi molti lavoratori hanno deciso di tornare a casa perché non si sentivano garantiti nelle misure adottate dalle imprese. Delle aziende hanno deciso di usare la cassa integrazione e sospendere la produzione per alcuni giorni".
Ma ciò che preoccupa, allo stesso tempo (e rende queste proteste ancora più urgenti) è la segnalazione di diversi casi di lavoratori di aziende metalmeccaniche "risultati positivi al tampone e che andando a lavorare prima di sapere l'esito, sono stati a contatto con altri colleghi", dicono i sindacati. "Da parte nostra stiamo continuando a fornire indicazioni per estendere il lavoro agile, sanificare tutti gli ambienti (sospendendo momentaneamente l'attività lavorativa), dotare gli idonei strumenti di protezione e gli erogatori di prodotti igienizzanti, la gestione delle pause, delle mense e degli spogliatoi per evitare sovraffolamenti".
"Inizia ad esserci una situazione complicata da gestire all'interno dei luoghi di lavoro - concludono Davide Provenzano, Edi Lazzi e Luigi Paone, segretari generali provinciali rispettivamente di Fim, Fiom e Uilm -. I lavoratori sono giustamente allarmati e preoccupati di preservare la propria salute e quella dei loro famigliari. Avevano altre aspettative in merito ai provvedimenti presi dal governo, soprattutto pensavano che ci sarebbe stata più attenzione per coloro che sono maggiormente esposti in quanto lavorano in luoghi in cui la presenza di molte persone e il contatto diretto diventa inevitabile nonostante tutte le precauzioni che vengono adottate".
"Chiediamo alla Regione Piemonte di intensificare immediatamente i controlli degli ispettori del lavoro nel far rispettare le direttive emanate. Rimaniamo in attesa del nuovo decreto in materia di ammortizzatori sociali causa COVID-19. Resta inteso che qualora non ci siano le condizioni del rispetto delle regole, ribadiamo che si devono sospendere le attività lavorative fino a quando non siano ripristinate le condizioni di sicurezza dei lavoratori".
Uno dei casi si è segnalato nelle scorse ore presso la CNH di San Mauro: secondo quanto riferisce la Fiom, i 50 lavoratori impegnati sulla linea cingolati si sono fermati alla notizia di un loro collega esposto al Covid-19: hanno deciso di interrompere l'attività spontaneamente spingendo l’azienda a dar loro comunicazione e a confermare l’accaduto. Dopo un serrato confronto tra lavoratori e azienda, l’azienda ha deciso di sospendere l’attività lavorativa nelle giornate di giovedì e venerdì per attività di sanificazione dello stabilimento.
Sempre Fiom racconta di un episodio che si sarebbe verificato alla NCT di Chivasso, che produce allestimenti speciali di veicoli per le forze dell’ordine: "I 65 lavoratori hanno chiesto all’azienda il rispetto delle norme di precauzione fissate dal DPCM ricevendo un netto rifiuto accompagnato dalla minaccia di licenziare tutti coloro che non avessero ripreso subito il lavoro. I lavoratori con le loro rsu hanno quindi immediatamente indetto lo sciopero abbandonando lo stabilimento. Lo sciopero si protrarrà nella giornata di domani mentre lunedì si verificherà se sono state ripristinate le condizioni di sicurezza necessarie per riprendere il lavoro".
“Quanto accaduto nello stabilimento CNHI di San Mauro non è giustificabile - commenta Luca Pettigiani responsabile della CNHi e della NCT per la Fiom di Torino -. Le misure straordinarie che il nostro paese sta mettendo in campo per affrontare l’emergenza, a quanto pare, non trovano dimora all’interno di alcuni stabilimenti, dove, a seconda del ruolo, puoi essere allontanato precauzionalmente, oppure abbandonato agli eventi. Anche la situazione creatasi alla NCT è inaccettabile: a fronte delle sollecitazioni dei lavoratori per ottenere maggiori interventi di tutela della salute l’azienda ha minacciato il licenziamento di tutti i dipendenti. Lo sciopero di due giorni indetto dai lavoratori NCT è una prima risposta. Vigileremo su quanto accaduto e chiederemo l’intervento degli organi competenti ogni volta vi sia la necessità di verificare l’adozione di adeguate precauzioni".
“Sta accadendo che, salvo in rari casi, nelle fabbriche non c'è modo di rispettare le regole invocate dal Governo, anche perché non è chiaro quali siano i mezzi di protezione individuale da adottare laddove non è garantita la distanza di sicurezza. Ecco perché gli imprenditori e le istituzioni dovrebbero rassegnarsi a fermare la produzione, almeno fino a quando non si riesce a riorganizzare realmente in sicurezza”, ha dichiarato il Capogruppo di Liberi Uguali Verdi, Marco Grimaldi. "Il punto centrale oggi e nei prossimi giorni sarà questo - conclude Grimaldi - tutelare i lavoratori, anche a costo di fermare la produzione, e chi non può smettere di farlo".
"Il Pd sostiene la causa dei lavoratori che pretendono protocolli e dispositivi di sicurezza anti-contagio. Un plauso va alle molte aziende del nostro Piemonte che da giorni ormai hanno, laddove non è possibile il lavoro da casa, investito in sicurezza per i propri lavoratori evitando cosi di interrompere la produzione", ha invece commentato Enzo Lavolta, responsabile Lavoro del PD Piemonte, insieme al suo segretario Paolo Furia. "Nessun alibi invece ai datori di lavoro che pretenderebbero di continuare a far lavorare i propri operai senza aver provveduto a quanto necessario".
"La Regione Piemonte - ha infine detto la consigliera regionale del Movimento 5 Stelle, Francesca Frediani - deve mandare un segnale chiaro: la tutela della salute viene prima delle esigenze produttive".