La situazione del Polo del ‘900, in questo periodo di quarantena, è particolarmente complessa, perché si tratta di gestire una rete molto fitta di enti partner. Come state organizzando il vostro lavoro da remoto?
Il Polo è la casa di 22 istituzioni culturali e ospita funzioni molto diverse, pensiamo alle biblioteche, gli archivi, ma anche tutte le iniziative e gli eventi. Fin da subito abbiamo deciso di sospendere tutte le manifestazioni, mantenendo invece la struttura aperta a ingressi contingentati, ma poi, come tutte le realtà culturali, abbiamo dovuto chiudere anche noi. Ma non siamo fermi. Tutti ci siamo spostati dagli uffici alle nostre case, abilitando modalità di smart working. E c’è ora il grande tema della riprogettazione e ricalendarizzazione delle iniziative. Abbiamo perso tutto marzo e sicuramente perderemo anche aprile, mese per noi molto particolare perché incentrato sulla Festa della Liberazione. Ora stiamo ragionando se proporla in modo digitale. E stiamo capendo come, dall’autunno, tornare a coinvolgere le persone. Perché i luoghi culturali sono anche spazi dell’abitare, specie in un ambiente come il nostro, aperto dalle 9 di mattina alle 9 di sera. Ci stiamo attrezzando per tornare a quella normalità, ma anche per fare cose un po’ diverse nel frattempo.
La vostra mission è portare avanti un discorso sul passato che tuttavia non smette mai di dialogare col presente. Per questo vi siete agganciati agli spunti offerti dalla tecnologia per non interrompere il contatto con gli utenti. Può farci una panoramica delle iniziative in corso? E qual è il feedback di chi vi segue?
Il ragionamento che abbiamo fatto è stato di capire se avevamo contenuti, attività o servizi che potessimo continuare a proporre ed erogare a distanza. Noi abbiamo pubblici diversi, tante persone che hanno voglia di farsi domande sull’oggi. Abbiamo quindi lanciato la campagna “Il Polo è sempre online”, riorganizzando il nostro sito, con una sezione ricca di contenuti ad hoc per questo periodo di clausura, dove magari le persone hanno voglia di nuovi stimoli anche di natura storica. Troviamo delle pillole a cura di Giovanni De Luna, racconti basati su film importanti del Novecento, come “I soliti ignoti”, o il grande tema della voglia di vivere nel secondo dopoguerra, quando la gente continuava ad andare a ballare, giocava a calcio, si ritrovava. Quella che stiamo vivendo, del resto, è la più grande crisi dal periodo post bellico. Tutti nostri enti hanno pubblicato moltissimi materiali di tema storico, ma in dialogo col presente, come l’evoluzione del sistema sanitario fino a oggi.
Un aspetto su cui il Polo sta puntando molto è il supporto alla didattica. In che modo avete voluto agevolare gli insegnanti e quali strumenti avete messo a disposizione?
Abbiamo ideato la sezione “Chiedi al Polo”, proprio rivolta ai tantissimi docenti che si stanno attrezzando per la didattica a distanza, chiedendo loro di che cosa avessero bisogno, per sviluppare magari un programma storico con i ragazzi, o far leggere loro dei testi. Stiamo raccogliendo le indicazioni e coinvolgendo i nostri storici per fornire il materiale necessario alle loro esigenze.
E' chiara l’importanza di un “contenitore” di memoria come il Polo in un momento come questo, che sicuramente entrerà nei libri di storia nei prossimi anni. Se dovesse consigliare delle letture di carattere storico, politico e sociologico, adatti ai tempi attuali, cosa proporrebbe?
Partirei da due titoli piuttosto recenti dello storico Yuval Noah Harari. Uno è “Homo deus”, scritto qualche anno fa, dove parlava di robotica, automazione, migrazioni, effetti della globalizzazione e pandemie, come una delle grandi sfide della società contemporanea. E' un autore che ha sempre uno sguardo lungo, spesso ci aiuta a comprendere cosa dovremmo essere o cosa dovremmo fare. L’altro è le “21 lezioni per il XXI secolo”, dove propone un nuovo modo di stare al mondo ,consapevoli che i cambiamenti che vivremo in pochissimo tempo saranno ancora più forti. Con il Coronavirus nell’arco degli ultimi due mesi non solo abbiamo la sensazione di vivere un momento storico, ma soprattutto la discontinuità di questo evento ci porterà a un dopo che sarà piuttosto diverso dal pre. È molto difficile ora prevedere quanto di quel dopo si porterà avanti atteggiamenti e modalità dell’essere d’oggi, di cui magari vorremmo liberarci, o quanto questa inerzia continuerà. Dipenderà dal fatto se sapremo cogliere questo disagio e dolore come un'opportunità di cambiamento reale. A questo proposito consiglierei un altro testo, un instant book scritto proprio in questi giorni dal filosofo Slavoj Žižek, “Virus. Catastrofe e solidarietà”, dove si parla dei cambiamenti anche positivi che la pandemia potrebbe portare. E che si distacca da altre letture molto catastrofiche e distopiche. E concluderei con altri due volumi. Uno è storico, “Storia della Repubblica. L’Italia dalla Liberazione a oggi”, di Guido Crainz, molto piacevole anche per i non addetti ai lavori. Infine, “The game” di Alessandro Baricco, che si porta dentro una grande capacità di prefigurazione e analisi del presente e del futuro, come l’utilizzo del digitale, che stiamo vivendo sulla nostra pelle oggi; vale la pena, insomma, confrontarlo con l’attualità.
Quali sono i prossimi obiettivi del Polo, quando la situazione tornerà alla normalità, anche facendo tesoro delle nuove esperienza digitali maturate in questo periodo?
Intanto noi non vediamo l’ora di ripartire. Ci stiamo riorganizzando per iniziare a fare le prime cose nel nostro cortile estivo. Avremo un progetto molto importante da riprendere, “Donne: diritti, generi e linguaggi”, coordinato da diverse istituzioni all’interno del Polo, con rassegne di film, focus group, letture, spettacoli teatrali. Un altro progetto in cantiere è “Dirittibus”: vorremmo attrezzare un autobus che tra il 2020 e il 2021 girerà per Torino e l’area metropolitana, coinvolgendo le persone in un ragionamento sul tema dei diritti nella società di oggi. Riprenderemo anche la nostra rivista cartacea, “N-Enne”. Ma non mancheranno appuntamenti digitali, come le presentazioni di libri in streaming o convegni in remoto. Ad esempio il festival Archivissima lo manterremo a giugno, ma è possibile che, per il Coronavirus, non possa essere fatto completamente in presenza, e sfrutteremo gli appuntamenti virtuali. Questo consente di conservare materiale digitale da utilizzare in futuro. Anche i podcast: moltissimi utenti fruiscono di contenuti audio e video mentre vanno in giro, e quelli storici stanno vivendo una stagione davvero rigogliosa.