Un’unità di crisi sta sostenendo le strutture residenziali per anziani della Diaconia valdese al fine di fronteggiare l’emergenza sanitaria. Nei giorni scorsi la situazione difficile emersa al Rifugio Re Carlo Alberto di Luserna San Giovanni ha fatto discutere e creato preoccupazioni tra i parenti, perciò la Diaconia mette in luce le misure adottate in queste settimane complicate nei suoi centri in Val Pellice e Val Chisone. Settimane che vedono le case di riposo del Piemonte sotto pressione per il diffondersi del virus Sars-Cov-2 nelle strutture.
L’unità di crisi è stata istituita a livello nazionale, il suo obiettivo è uniformare le procedure e gestire a livello unitario gli approvvigionamenti dei dispositivi di protezione individuale quali guanti, mascherine e visiere. Dal 3 marzo ad oggi ammonta 80.000 euro il costo complessivo per l’approvvigionamento di tali dispositivi, gestito da una task force apposita. «Mai come ora la Diaconia si è mossa in modo così unitario e coeso - dichiara Gianluca Barbanotti, Segretario Esecutivo della Diaconia Valdese -. La crisi ha costretto ad unire le forze e le risorse per rispondere in modo rapido ed efficace ai rischi che andiamo ad incontrare ogni giorno. Le scelte dei responsabili, la definizione delle procedure, l’utilizzo dei dispositivi fanno parte di scelte condivise a tutti i livelli dell’organizzazione proprio per evitare che in questi momenti confusi e di tensione ci siano spazi per iniziative individuali ed arbitrarie».
Al momento la struttura più colpita è il Rifugio Re Carlo Alberto di Luserna San Giovanni, dedicata ai malati di Alzheimer, dove un ospite, poi deceduto in ospedale, è risultato positivo. I famigliari per giorni hanno invocato invano i tamponi, ma la Regione solo di recente ha deciso di procedere ad analisi su ospiti e operatori. Dal canto suo, la Diaconia sottolinea come in tutte le strutture le contromisure per affrontare l’emergenza siano state prese nei tempi giusti in alcuni casi anticipando a scopo precauzionale le indicazioni delle autorità sanitarie, come per la sospensione delle visite agli ospiti che è stata attuata a partire dal 3 marzo.
L’ente dichiara che non è mai mancata la disponibilità dei presidi sanitari previsti dalle procedure dell’Asl, secondo le indicazioni dell’Istituto superiore di sanità e aggiunge: «È anche vero che abbiamo sempre detto, e continuiamo a sostenerlo, che i presidi devono essere utilizzati in modo appropriato, quando è definito necessario dalle procedure adottate e non sulla libera interpretazione del singolo operatore». Proprio agli operatori impegnati nel compito di accudire gli anziani in questa fase impegnativa e delicata è stato riconosciuto un premio economico mensile.
Per quanto riguarda la gestione dei malati di Covid-19 e dei casi sospetti, la Diaconia spiega che è stata svolta monitorando costantemente le disposizioni del Ministero della Salute e della Regione, in sintonia con l’ufficio di igiene dell’Asl To3.