Un cartellone ospitato in spazi aperti e luoghi non convenzionali, per instaurare nuovamente il contatto tra artisti e pubblico ma senza rischi per la sicurezza. E' quanto sta progettando il Torino Fringe Festival, kermesse teatrale giunta alla sua ottava edizione, che quest'anno avrebbe dovuto svolgersi dall'11 al 31 maggio in tantissime locations del capoluogo: dal Caffè Basaglia a L'arteficio, da Azimut all'Anatra Zoppa, passando per piazza Foroni, Porta Palazzo e Casa Fools. E invadendo le strade di spettacoli itineranti, a qualsiasi ora del giorno.
Purtroppo le restrizioni dovute all'emergenza Coronavirus, che al momento non prospettano alcuna ripartenza per il mondo dell'arte nella Fase 2, hanno costretto il comitato organizzativo a reinventare la formula dell'evento, riprogrammando i 300 appuntamenti previsti.
«Il ruolo che il Festival ricopre, in qualità di promotore culturale e attivo sostenitore del comparto del teatro e delle arti performative, verràancora di più ribadito dopo l’emergenza - afferma la presidente del Torino Fringe Festival, Cecilia Bozzolini - Se oggi è impossibile andare in scena, il Festival tornerà appena possibile, in altre date e modalità più adatte al momento, senza però snaturare quelle che sono le nostre peculiarità: portare il Fringe verso il pubblico, immaginare nuove forme di fruizione dello spettacolo dal vivo, reinventando gli spazi urbani in modo ancor più non convenzionale».
Il direttivo è di fatto all’opera per pensare un cartellone ospitato soprattutto in spazi aperti, dai cortili nascosti ai giardini di Torino. Un'idea da sempre cavalcata nelle precedenti edizioni, ma che ora sembra destinata ad assumere una forma più concreta e definita, cercando di toccare tutta la città nel segno di un “risveglio” affidato finalmente alla cultura.
Aggiunge Bozzolini: «Siamo in costante confronto con artisti, operatori culturali e istituzioni, con l'obiettivo di trovare soluzioni inclusive e di apertura che non lascino indietro nessuno: artisti, pubblico, spazi ospitanti e operatori culturali».
E sarà un festival anche incentrato sulla riflessione, necessaria dopo una pandemia, in dialogo diretto con il pubblico forse in cerca di nuove risposte o stimoli positivi per la ripartenza. Previsti, come sempre, incontri e convegni tra attori, registi, operatori.
«L’impegno - prosegue Bozzolini - è salvaguardare anche tutte le persone che vi lavorano. Oltre agli organizzatori, vogliamo poi garantire agli artisti che sono stati selezionati la possibilità di andare in scena". E non si ferma, intanto, il dialogo con i partner sostenitori: Museo Egizio, Fondazione Torino Musei, Piemonte dal Vivo, Teatro Stabile, Infini.to Planetario e Camera.
Sicuramente non sarà possibile proporre lo stesso programma pensato per maggio 2020, nella medesima formula, ma la direzione garantisce la massima tutela per conservare l’essenza del festival. «Se non sarà possibile andare a teatro sarà il teatro ad andare a casa del pubblico, nei cortili dei palazzi, sotto le finestre delle famiglie attraversando la città in un percorso che unisce esperienze e persone, pur mantenendo quella distanza che ci verrà imposta per salvaguardare la salute comune», spiegano i direttori. E aggiungono: «Useremo le nuove tecnologie per formare e informare e, per aiutare gli artisti a entrare in contatto con operatori e organizzatori che speriamo a breve possano ricominciare a programmare stagioni, festival e rassegne. Il progetto Fringe in Rete proseguirà in digitale e sarà l’occasione per creare nuove opportunità e non arrestare il virtuoso processo di circuitazione di spettacoli e compagnie avviato negli anni scorsi».
Le date dell'ottavo Fringe saranno rese note non appena il governo fornirà indicazioni per il comparto dello spettacolo dal vivo.