Certo che ne ha viste di cose dal 1838 l’ospedale Oftalmico di Torino, fondato dal professor Casimiro Sperino. Tra queste, anche due bombardamenti: ma chissà quante altre ne potrebbero raccontare le sue mura, antiche, ancora oggi al servizio dei cittadini con l’emergenza Covid19.
Trasformato o per meglio dire parzialmente adattato nei mesi scorsi per accogliere i pazienti contagiati dal Coronavirus, nella fase meno critica, ovvero quella del decorso post emergenziale della malattia, ha messo a disposizione circa 60 posti letto e tutto il suo personale medico e infermieristico.
La struttura e il personale si sono subito adattati, ci ha spiegato il Direttore Sanitario Michele Morandi, ovviamente modificando quelle che si sono presentate come esigenze necessarie a garantire la sicurezza, sia dei sanitari che dei pazienti.
"Non ci sono state particolari criticità, nonostante i cambiamenti - sottolinea Alessandra Alice, infermiera, - Certo il lavoro è stato diverso da quello abituale, ma tutta l’equipe medica ha saputo adattarsi e fare squadra. Ho dovuto cambiare le mie abitudini, anche quelle quotidiane al di fuori dei turni di lavoro". Ma soprattutto ha dovuto fare i conti con la tragicità delle perdite, vissute a causa degli isolamenti e del distanziamento, in modo assolutamente diverso rispetto al normale, in una condizione veramente pesante dal punto di vista psicologico e affettivo.
"Sicuramente non è finita - ha concluso il dottor Morandi - si dovrà continuare a stare con le antenne alzate, l’asticella sulla zona di attenzione, soprattutto continuare a seguire le norme di prevenzione dettate dalle autorità sanitarie".
Per entrambi, sia Alice che Morandi, la visione del domani comunque rimane positiva: "non sarà domani, ma torneremo ad abbracciarci sicuramente presto, purché ognuno rispetti le regole".