Il vento cambia spesso direzione sul tema Ztl, eppure i commercianti del centro sembrano avere le idee chiare, nonostante il passare del tempo: “Torino Centro Aperto non si deve fare”. Mentre l’amministrazione prima apre, poi smentisce l’ipotesi di un possibile stop alla revisione della zona a traffico limitato, i possessori di un negozio continuano a ripetere come un mantra la loro contrarietà al progetto.
“Dal punto di vista ecologico sono favorevole alla Ztl, la tematica della polveri sottili è chiara. Ma sono contrario a Torino a Centro Aperto come forma di lucro, dovrebbero esserci delle agevolazioni sensate” spiega Daniele, di Space 23. Chi da sempre si batte contro il progetto è Alberto De Reviziis, commerciante di tappeti rari: “Il no va ribadito, solo a settembre vedremo le vere conseguenze del Coronavirus. Lapietra gratta le unghie sugli specchi, capisco che abbiano degli elettori delusi che sognavano certe posizioni ideologiche che l’amministrazione non è riuscita a dare, ma i tempi sono ridotti ormai all’osso. I bandi hanno necessità di tempistiche, il Comune è a rischio dissesto. Non ci raccontiamo barzellette”.
“Ztl no, lo siamo da sempre - racconta Elena Persico, titolare di un negozio di prodotti per animali a due passi dal Polo ‘900 - Ora che è sospesa si vede la comodità di non averla. Il problema dell’inquinamento non si risolve con la Ztl, ci sono zone molto più inquinate rispetto al centro. Non era corretto intensificare le manovre della Giunta solo sul centro. I nostri clienti vengono soprattutto in macchina visto che il centro non ha una fermata della metropolitana e i trasporti pubblici sono carenti”. Un “no” secco viene ribadito anche da Mattia, farmacista di piazza Savoia: “In questo momento che il commercio ha appena ripreso la sua vita, con gli uffici fermi, tutto ciò che limita il passaggio della gente non è ben visto”. “Sicuramente è un provvedimento limitante, dopo questo periodo in cui la gente viene poco in centro, far pagare 5 euro per raggiungerci è scoraggiante”.
In vista di quella che, inevitabilmente post pandemia, sarà una vera e propria rivoluzione della mobilità, della viabilità e dei flussi di traffico, diversa è invece la posizione dei commercianti sulle pedonalizzazioni. L’argomento infatti, divide gli esercenti da chi si professa a favore a chi invece le reputa dannose, passando per chi invece ne delinea potenzialità e rischi.
“Le pedonalizzazioni vanno pensate: nella nostra zona, in piazza Savoia dove siamo noi, non avrebbe senso sia per il flusso che per il tipo di attività che si trovano all’interno della piazza” afferma il farmacista. Chi invece le vede come una vera e propria alternativa alla Ztl è Daniele, che dalle vetrine del negozio in via Santa Teresa vede ogni giorno auto transitare per attraversare da piazza Solferino al fiume Po il centro: “Bisognerebbe pedonalizzare diverse aree del centro, tra cui via Santa Teresa. Via Lagrange e via Garibaldi erano vie di scorrimento, in cui passavano mezzi pubblici e auto. Oggi si sono trasformate in vie pedonali con ottimo successo, credo possa essere una valida alternativa”.
Scettico Alberto De Reviziis: “Hanno ammazzato molti tipi di negozi, mentre hanno fatto proliferare i servizi mangerecci. Prendiamo l’esempio di piazza Vittorio: abbiamo tolto le auto dalla piazza, che è diventata tutta un pub, un ristorante e una pizzeria, con le conseguenze che tutti conosciamo. Non siamo Parigi o Istanbul, piene di turisti”. “Di giorno molti locali non sono aperti, con serrande abbassate che si alzano solo a pranzo e a cena. La sera s concretizza quella movida sotto gli occhi di tutti, con i relativi problemi di decoro e igiene. Non credo che troppe pedonalizzazioni facciano bene” conclude il commerciante di tappeti.
Il concetto di discrezionalità viene ripreso dalla signora Persico: “Se ben fatta, una pedonalizzazione arricchisce la città. Come in via Lagrange. Ma non basta chiudere il traffico e stop, altrimenti è un deserto. Il quartiere è bello e sicuro con una pedonalizzazione virtuosa, mentre se si pensa di delimitare un deserto con qualche telecamera non serve”. “Io sono rimasta aperta durante il Covid, ho visto una città senza negozi aperti. Una città pedonalizzata senza negozi e gente l’ho vista: significava chiudere alle 17:30 perché con il buio Torino fa paura”.