La tradizione - recente, a dire il vero - prevedeva l'uscita anticipata di qualche ora (vai a sapere il perché), lo sciamare vociante di pesanti cartelle trasportate dai bambini con tutti i libri da riportare a casa, qualche saluto da distante tra genitori e insegnanti, l'appuntamento per la consegna delle pagelle e soprattutto lui: il canto liberatorio. "E' finita la scuola", ritmato sulla musica di "Seven Nation Army" dei White Stripes, ma globalmente conosciuto come il "popoppopopoooo" reso celebre dai Mondiali di calcio 2006.
Quest'anno no: la pandemia e il Coronavirus, insieme agli ultimi 3 mesi e mezzo di lezione (i bimbi in Piemonte non tornano tra i banchi dalle vacanze di Carnevale: 22 febbraio) si sono portati via anche le cerimonie per la fine dell'anno scolastico. Dopo mesi di didattica online a festeggiare, più o meno segretamente, sono soprattutto i genitori, che vedono smaterializzarsi l'incubo di dover lavorare ("smart working", dicono) mentre nel tavolo accanto urla e voci si sommano alle lezioni di matematica, domande e risposte scandiscono l'interrogazione di italiano e mille spunti offrono ai piccini l'occasione per chiedere aiuto a mamma o papà.
Ai più piccoli, insieme alla speranza di poter riprendere il proprio posto (in aula e nel mondo) a settembre, è stata concessa per l'ultimo giorno di scuola la ricerca di una modalità alternativa per salutarsi, per darsi l'arrivederci e per condividere per l'ultima volta una presenza "virtuale" che non potrà mai sostituirsi a quella fisica. Una videochat di congedo, questa volta senza libri, quaderni o presentazioni di fogli e pdf - quelli che di solito inchiodano i pc dei genitori - ma solo tante facce e sorrisi, con tutti i maestri contemporaneamente, per salutarsi. C'è stata qualche lacrima, ma anche chi ha messo musica e addirittura chi ne ha approfittato per una merenda condivisa. Sperando che da qui a tre mesi di Covid si parli solo sui libri di storia.