Torino è la provincia più produttiva per il mais; Cuneo per le carni bovine, i conigli e la selvaggina, mentre Imperia per le coltivazioni floricole. Lo ha messo in luce la Banca del Piemonte, che ha riportato sul proprio sito un’interessante indagine riguardante l’agricoltura italiana ripresa da enordovest.com
Tra gli altri prodotti più rappresentativi del territorio nazionale i primati in quantità li hanno raggiunti Foggia per il frumento duro e i pomodori, i carciofi e i cavoli; L’Aquila per le patate e le carote; Crotone per i finocchi; Salerno per la lattuga e i peperoni; Latina per le zucchine; Caserta per le fragole; Perugia per il tabacco; Venezia per la soia; Reggio Calabria per l’olio di oliva; Catania per le arance; Siracusa per i limoni; Caserta e Ravenna per le pesche e le nettarine; Ferrara per le pere; Viterbo per le nocciole; Latina per i kiwi; Sassari per le carni ovi-caprine e per il latte di pecora e capra; Forlì-Cesena per le uova Forlì; Verona per il miele Verona.
A livello di valore aggiunto creato in agricoltura sul gradino più alto del podio, sempre tra le province, ci sono, quasi a pari merito, Bolzano e Verona. Poi, si trovano Foggia, ancora Cuneo, Brescia, Treviso, Salerno, Trento e Mantova. Per quanto riguarda i valori della produzione, la classifica vede al primo posto Verona, seguita da Brescia, di nuovo Cuneo, Foggia e Mantova. Bolzano e Trento, invece, guidano la graduatoria delle attività secondarie legate all’attività agricola: in particolare a livello di agriturismo.
L’ITALIA SUL PODIO IN EUROPA CON MINORI SUSSIDI
Che l’Italia sia un Paese a forte vocazione rurale lo conferma lo stesso studio. Infatti, nel 2019, ha conquistato l’oro nella classifica europea dell’agricoltura, generando quasi un quinto del valore aggiunto dell’intero sistema Ue del comparto. Su un totale stimato di 188,7 miliardi di euro, il nostro Paese ha contribuito per il 16,8% (31,7 miliardi di euro); la Francia per il 16,6% (31,3 miliardi di euro); la Spagna per il 14,1% (26,6 miliardi di euro) e la Germania per l’11,2% (21,1 miliardi di euro).
Un valore aggiunto generato da produzioni rilevanti per quantità e qualità, ma ottenuto con un sostegno sul fronte dei sussidi relativamente limitato. Considerando gli importi assoluti, la classifica tra le nazioni Ue che hanno incassato i maggiori contributi, nazionali ed europei, destinati all’agricoltura, vede sul gradino più alto del podio la Francia (7,9 miliardi di euro); poi la Germania (6,9 miliardi) e la Spagna (5,6 miliardi). Per l’Italia i finanziamenti alla produzione del settore si sono attestati a quota 5 miliardi.
Per quanto riguarda i valori della produzione nell’intera Ue si arriva a 443 miliardi di euro. Il primo posto se lo aggiudica la Francia con 75,7 miliardi, seguita da Germania (56,8 miliardi di euro) e Italia (56,6 miliardi). Inoltre, lo scorso anno il nostro Paese si è confermato il primo produttore mondiale di vino, davanti a Francia e Spagna.
IL VALORE DELLA MULTIFUNZIONALITA’
“In Italia - dice nella comunicazione la Banca del Piemonte - il settore agricolo ha sempre di più sviluppato e consolidato, soprattutto negli anni recenti, una spiccata vocazione alla multifunzionalità. In che cosa consiste? Oltre alla funzione primaria di produrre cibo e fibre, anche disegnare il paesaggio, proteggere l’ambiente e il territorio, conservare la biodiversità, gestire in modo sostenibile le risorse, contribuire alla sopravvivenza socio-economica delle aree rurali e garantire la sicurezza alimentare. Una scelta dettata da quale motivo? L’esigenza delle aziende di migliorare la loro posizione competitiva che per l’agricoltura italiana ha assunto un carattere distintivo, diventando, dal punto di vista della dimensione, riscontrabile in nessun altro Paese europeo”.
Nel 2019 il valore della produzione scaturita dalle attività secondarie e da quelle di supporto ha raggiunto quasi il 22% del totale messo in campo dal settore agricolo. Si è passati dai 6,3 miliardi di euro del 2000 ai 12,5 miliardi del 2019. In cima alla classifica si collocano le energie rinnovabili (fotovoltaico, biogas, biomasse) che hanno costituito il 40% degli interventi complessivi, quindi l’agriturismo con il 27,4%.