Ridurre lo smart working, per rilanciare il commercio. Non usa mezzi termini la presidente di Ascom, Maria Luisa Coppa, per commentare lo smisurato ricorso alla formula che prevede il lavoro da casa e che, di fatto, ne toglie tanto al commercio al dettaglio.
I più colpiti a Torino sono i bar e i ristoranti, ma anche le gelaterie. Esercizi commerciali abituati a incassare molto con le pause pranzo, le colazioni, gli aperitivi dei lavoratori usciti dall’ufficio. “Lo smart working è stato un aspetto critico, soprattutto per il pubblico esercizio. La città è molto impoverita da chi la frequenta, poi c’è la mancanza dei turisti” commenta Maria Luisa Coppa, presidente di Ascom. “Il digitale è importante per tutti, abbiamo continuato a lavorare, ma ora basta”.
Coppa si concentra poi sull’ente pubblico. Il Comune di Torino, per esempio, lascerà in smartworking il 15% dei dipendenti comunali, 1600 persone in meno in giro per la città. “Come mai dobbiamo fare file chilometriche davanti agli uffici pubblici mentre la gente normale ha ricominciato a lavorare? Alcuni imprenditori non hanno mai smesso di lavorare e non c’è stato contagio. L’ente pubblico non si nasconda dietro lo smart working e affronti le esigenze dei cittadini” sottolinea la presidente di Ascom.
Ad alimentare il botta e risposta l’assessore al Commercio del Comune di Torino, Alberto Sacco: “E’ evidente che lo smart working ha un impatto sulle attività commerciali. A Torino il 60% dei lavoratori ha ripreso a lavorare, noi il 10-15% lo porteremo in smartworking. Era già previsto prima: è inevitabile che si vada in questa direzione”.
Critiche poi dal mondo del commercio per la gestione di San Giovanni: “E’ mancata la presenza dei cittadini: senza parlare di droni o fuochi, è chiaro che senza la presenza fisica dei residenti e dei turisti, non va bene”. Da qui l’appello di Maria Luisa Coppa: “San Giovanni quest’anno si è collocato in un momento delicato, ma bisogna lavorare per far tornare i cittadini nelle piazze e nelle vie, altrimenti non c’è economia”.