Eventi - 20 luglio 2020, 09:16

Anteprima piemontese del film "L'agnello" di Maria Piredda

Nella Corte di Palazzo Reale a Torino, martedì 21 alle 22, la proiezione sarà introdotta da Nello Rassu dell'Università di Torino e Camilla lasiu del Dams di Torino

Anteprima piemontese del film "L'agnello" di Maria Piredda

Anteprima piemontese per "L'Agnello" di Mario Piredda, la cui uscita era inizialmente prevista a marzo ma è stata posticipata causa pandemia. Dopo l'anteprima del 18 e 19 luglio a Cagliari, un omaggio che il regista classe 1980 ha voluto fare alla sua Sardegna, sono previste tre presentazioni: a Torino, a Roma e a Milano.

Nella Corte di Palazzo Reale a Torino, martedì 21 alle 22 la proiezione sarà introdotta da Nello Rassu dell'Università di Torino e Camilla lasiu del Dams di Torino, in una serata inserita all'interno di "Cinema a Palazzo" e organizzata a Distretto Cinema: è pensata, in particolar modo, per i sardi che abitano in Piemonte, visto che il film, prodotto da ArticoltureMat Productions con Rai Cinema, e con il contributo della Regione Sardegna, il supporto di Fondazione Sardegna Film Commission, Società Umanitaria e Cineteca Sarda, è ambientato nell'isola. Arriva dopo una prima settimana di programmazione a Palazzo Reale da record: cinque sold out su sette appuntamenti la scorsa settimana.

Anita ha diciassette anni e vive in Sardegna, insieme a suo padre Jacopo, che è malato di leucemia e avrebbe bisogno con urgenza di un trapianto. I tempi d’attesa per la ricerca di un donatore sono troppo lunghi rispetto al progredire della malattia, e anche se i parenti hanno più probabilità di essere compatibili, non lo sono né Anita né suo nonno Tonino – un vecchio pastore che abita sull’altopiano, accanto a un’area militare. Jacopo ha un solo fratello, Gaetano, che vive dall’altra parte dell’Isola; i due non si parlano da anni a causa di un feroce litigio che non sembrano intenzionati a dimenticare. Con l’aiuto del nonno, ad Anita non resta che presentarsi a casa dello zio, determinata a ricucire gli strappi del passato, pur di convincerlo a fare le analisi che potrebbero salvare la vita di suo padre.

"Sono partito con l’idea di girare un film di pseudo-finzione - spiega il regista -, raccontando le traversie quanto mai attuali di un padre e una figlia che vivono vicino a un'ipotetica base militare in Sardegna".
"Non è una situazione straordinaria: il territorio sardo, infatti, ospita il 60% di tutto il demanio militare italiane. La Sardegna è un’isola poco abitata e si trova in una posizione strategica al centro del Mediterraneo: è stato il posto ideale dove collocare la maggior parte delle basi militari interforze, che dalla metà del secolo scorso, hanno progressivamente sottratto alla popolazione porzioni crescenti di territorio. Tra i luoghi più noti alle cronache, ricordiamo i poligoni militari di
Teulada e Quirra, che hanno come principale attività la sperimentazione di nuove armi e la guerra simulata, in aree naturali che si estendono dall’entroterra al mare. Ai margini di questi territori, secondo le stime l’incidenza tumorale ha raggiunto picchi altissimi imputabili all’ingente presenza di polveri radioattive, residui delle esplosioni e delle esercitazioni. Della relazione tra attività militari e salute si parla da quasi vent’anni: in vari documentari, in inchieste giornalistiche, nelle aule dei tribunali: è una relazione che non riguarda solo i soldati, ma anche i pastori, i civili che lavorano nelle basi e gli abitanti dei centri vicini. È un dato di fatto per chi vive in Sardegna, ma è meno noto per tutti gli altri".
"Sono partito da una delle tante storie di persone che risiedono in quei territori, in cui la convivenza forzata tra civile e militare è ordinaria quotidianità. È proprio in questa normalità che ho scelto di ambientare il racconto, cercando di realizzare un film non esplicitamente di denuncia, cioè senza oltrepassare il “limite invalicabile” della base militare, che resta inaccessibile ai personaggi così come lo è nella realtà".
“L’Agnello resta per me un film ambientato in un territorio e non su un territorio, con al centro un dramma famigliare che potrebbe essere raccontato in qualunque parte del mondo. Il punto di vista è quello di una ragazza di diciassette anni, in piena ribellione da una condizione sociale e culturale che a stento riesce a comprendere, perché è troppo maldestramente impegnata – ma determinata – a risolvere il problema della malattia di suo padre e a ricucire i rapporti all’interno della sua famiglia. Il film affronta il conflitto tra un’adolescente e l’eredità lasciata, per non dire imposta, dalle generazioni precedenti, in un’altalena emotiva di lotte e rassegnazioni di fronte ad un mostro invisibile che, per quanto ben mimetizzato, è sempre presente".
"Cose piccole e rapporti umani, queste sono rimaste le mie priorità, e ho cercato di metterle in scena con un linguaggio personale, intimo, già sperimentato nei miei lavori di cortometraggio precedenti, trattando il dramma con leggerezza, lasciando ai personaggi la capacità di uscire dal tragico della loro esistenza".

Comunicato stampa

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