Eventi - 27 luglio 2020, 12:24

Oltre lo sguardo borghese, la fine del mondo sotto un cielo di cartapesta: "Kollaps" debutta al Carignano

Il Mulino di Amleto porta in scena l'opera di Philipp Löhle per la rassegna "Summer Plays", dal 28 luglio al 2 agosto

Oltre lo sguardo borghese, la fine del mondo sotto un cielo di cartapesta: "Kollaps" debutta al Carignano

Se tu sapessi che il mondo finisse a mezzanotte come ti comporteresti? Da questo presupposto parte Kollaps, testo profetico del drammaturgo tedesco Philipp Löhle e inedito in Italia. Scritto nel 2015, rappresenta una metafora dolce-amara di un Occidente che continua a correre disperatamente quando la corsa è ormai finita da un pezzo, le risorse si stanno sgretolando e perfino i telefoni cellulari hanno smesso di funzionare.

A portarlo in scena in prima assoluta al Teatro Carignano di Torino, dal 28 luglio al 2 agosto, per la rassegna Summer Plays, è Il Mulino di Amleto, per la regia di Marco Lorenzi. Con Roberta Calia, Yuri D'Agostino, Barbara Mazzi, Raffaele Musella, Angelo Maria Tronca e Gianmaria Ferrario (al contrabbasso, pedaliera, distorsioni e effetti sonori).

Quanti sogni resteranno irrealizzati e quante azioni non compiute? Ha ancora senso questa corsa irrefrenabile verso il precipizio in un mondo di cui sappiamo la data della fine? Questi alcuni dei quesiti posti dalla pièce.

"Una creazione speciale - commenta il regista - perché arriva in un momento complesso, smarrito e articolato delle nostre viteForse è per questo che sono allo stesso tempo felice e impaurito nell’affrontare una materia che getta uno sguardo così prepotente (e impertinente) verso il nostro presente". 

Nell'opera, Löhle immagina di fatto l’arrivo di un evento gigantesco, imprevedibile e apparentemente catastrofico, da cui scaturisce a pioggia uno stillicidio di domande taglienti su quali siano i nostri desideri e le nostre autentiche volontà. "Chissà se tutto questo ci ricorderà qualcosa di noi - annota Lorenzi -, del nostro recente passato, del nostro presente e del nostro ancor più imprevedibile futuro".

Il linguaggio di Kollaps è intessuto in un fitto e articolato puzzle di stili differenti. Su questa base, Il Mulino di Amleto crea un'abile trama di citazioni e rimandi, dal dramma borghese al Far West fino allo slapstick, per raccontare la fine di un mondo, una finta apocalisse collettiva (o meglio, una serie di piccole apocalissi individuali). 

Il genio di Löhle ci chiede di fare i conti sul rapporto tra la responsabilità sociale e quella individuale; ci ricorda ironicamente che desideriamo sempre quello che non abbiamo e quando lo otteniamo - se lo otteniamo - non siamo felici. Ma Kollaps è anche la storia della fine di un matrimonio, che altro non è che la piccola “fine di un mondo”.

"Ho trovato appassionante che tutti gli eventi dell’immaginario di Kollaps fossero ricostruiti attraverso gli occhi e le parole di un uomo e di una donna comuni, che ripercorrendo gli eventi e le scelte fatte durante un’apocalisse sgangherata, si ritrovano a capire che tutto è tornato alla normalità, come prima, ma solo che ora sanno che è fatto tutto di cartapesta". 

"Per questo - conclude Lorenzi - su di loro, sulla storia della famiglia Becker, abbiamo immaginato di costruire un falso documentario (forse un mockumentary?), uno strumento per dissezionare i loro pensieri, le loro ipocrisie, i loro desideri frustrati, i loro silenzi di coppia normale e borghese. Uno strumento che ci permettesse di raccontare i loro occhi in modo sincero e trasparente e spiare la fine del mondo attraverso il loro sguardo".

Manuela Marascio

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