Siamo abituati a dire che l’Italia l'han fatta con tanta fatica Garibaldi e i Mille. Per carità hanno fatto il loro lavoro ma sono partiti da Quarto nella notte tra il 5 e il 6 maggio 1860: ecco, come ci siamo arrivati a quel punto? Chi si è scomodato e si è caricato la "croce" dello sporco lavoro? Chi ebbe l'incarico quasi come se fosse un agente segreto di andare a mettere un punto fermo sulla posizione dell'imperatore? Virginia Oldoini, per tutti la contessa di Castiglione.
Mandata dal cugino Cavour arrivò a Parigi alla corte imperiale di Francia nel dicembre del 1855 durante una festa notturna nel palazzo delle Tuillerie, residenza parigina di Napoleone III. Immaginate gli occhi sbarrati e le bave alle labbra quando entrò nella Galleria dei Marescialli dove tutta l’alta società del momento era concentrata tra candelabri e fiumi di champagne. Tutto si fermò per un istante, tutti per un attimo stregati da quella donna bellissima, di un'eleganza perfetta e con la classe di una dea dell’antichità, alta e bionda.
Era arrivata a Parigi in gran forma unendo il suo interesse personale di scalare l’olimpo aristocratico in gran velocità e al tempo stesso l’interesse degli strateghi del Regno di Sardegna che sapevano che l’intervento della Castiglione avrebbe reso facile la loro mira espansionistica. Virginia era indubbiamente una star del suo tempo: sexy, intelligente, brillante, trasgressiva, esageratamente ambiziosa e soprattutto gran divoratrice di cuori maschili. Di sé diceva riferendosi al confronto con le altre donne: "Le eguaglio per nascita. Le supero per bellezza. Le giudico per ingegno". I suoi flirt furono molti ma il palmarès della cacciatrice di uomini lo vinse con la conquista di Napoleone III.
A dirla tutta la sua permanenza a Parigi era lagata alla causa italiana: Cavour e Nigra al congresso delle Nazioni vincitrici della guerra di Crimea giocarono l’asso nella manica con le sue conturbanti forme per avere definitivamente l’appoggio potente dell’imperatore e portare a termine il piano risorgimentale contro il nemico austro-ungarico. E così fu! Come andò una di quelle serate parigine ve lo raccontiamo con alcune righe del diario di Virginia: "Respinse col piede uno sgabello e vidi la sua ombra avvicinarsi al letto; si abbassò... chiusi gli occhi e il mio destino si compì... La pendola suonava le due. Aveva suonato la una e mezza quando la porta si era aperta per la prima volta... Era bastata una sola mezz'ora per fare di me un’imperatrice".
In tutto ciò vi chiederete di suo marito. Il povero Francesco Verasis Asinari, l'uomo più cornuto d’Europa, cadde in disgrazia presto a causa dei capricci della moglie che spesso svuotava il suo portafoglio per avere un guardaroba come una regina. D'altronde lui lavorava come semplice aiutante di campo del re Vittorio Emanuele II ma morì in un tragico incidente travolto proprio dalle ruote della carrozza del re tra l'altro dopo aver ottenuto il divorzio quindi lui è sepolto in Piemonte e lei a Parigi, ma come da lei richiesto con la famosa camicia da notte di seta trasparente color verde acqua che indossò la sera dell'incontro con l’imperatore.